Lucci: «Le cave dismesse diventino bacini idrici» 

Massa d’Albe, il sindaco rilancia l’iniziativa già attuata due anni fa a Brescia Il progetto potrebbe risolvere il problema dell’irrigazione dei Piani Palentini 

MASSA D’ALBE. Massa d’Albe come Brescia. Entrambe pionieri nell’individuare la soluzione del problema della siccità nella trasformazione delle cave dismesse in bacini idrici. La città lombarda, nella primavera del 2017, su pressione degli agricoltori preoccupati per l’assenza di piogge che avrebbe compromesso il raccolto, attraverso la Coldiretti, suggerì alla Regione Lombardia l’approvazione di una legge per trasformare le cave abbandonate in bacini artificiali di accumulo di acqua. La proposta venne accolta e, a dicembre dello stesso anno, la legge – la prima in Italia – fu approvata.
La Lombardia però potrebbe essere seguita a ruota dall’Abruzzo, se la Regione farà propria l’idea lanciata dal sindaco di Massa d’Albe Nazzareno Lucci durante l’incontro avvenuto nei giorni scorsi ad Avezzano tra il nuovo presidente, Marco Marsilio, e i sindaci della Marsica. Idea che ha suscitato vivo interesse.
Il sindaco Lucci, comunque, appare determinato a portare avanti l’iniziativa. E ne spiega le ragioni.
«Per Massa d’Albe», riconosce il primo cittadino, «le cave finora hanno rappresentato una risorsa. L’attività estrattiva non solo fa affluire ogni anno nelle casse comunali i soldi che servono per garantire ai cittadini i servizi essenziali, ma dà anche lavoro a tante persone del luogo, che altrimenti si vedrebbero costrette a emigrare. E il paese si andrebbe via via spopolando. Un destino capitato purtroppo a tanti altri piccoli centri dell’Abruzzo montano. Purtroppo», prosegue il sindaco, «i concessionari delle cave, ad eccezioni di alcuni, non hanno rispettato il piano adottato dal Comune e approvato nel 2002 dalla Regione. Esso prevedeva che attività estrattiva e recupero ambientale sarebbero dovuti andare avanti di pari passo. Invece si è pensato solo a scavare. Con il risultato che oggi ci troviamo di fronte a enormi cave dismesse, che deturpano il paesaggio. Noi contiamo di recuperarle, trasformandole in bacini idrici. Perseguendo in tal modo un duplice obiettivo: disporre delle necessarie scorte di “oro blu” per irrigare i campi e nello stesso tempo evitare che le tante cave abbandonate possano diventare discariche illegali di rifiuti».
«L’accumulo idrico», spiega ancora Lucci, «risolverebbe non solo il problema dell’irrigazione dei Piani Palentini – terreni fertili, flagellati però d’inverno dagli allagamenti e d’estate dalla siccità – ma risparmierebbe anche la città di Avezzano, in caso di temporali, dalle inondazioni causate dall’acqua che corre lungo Valle Lama. Acqua che potrebbe essere invece convogliata, attraverso canali, nei bacini artificiali di Massa d’Albe».
Gli invasi potrebbero essere utilizzati anche dalla Protezione civile per spegnere gli incendi. Si risparmierebbe così tempo prezioso e non si costringerebbero i Canadair ad arrivare fino al lago di Turano per rifornirsi di acqua. Ma i bacini artificiali potrebbero servire anche per la pesca sportiva. La prima cava che il sindaco si propone di trasformare in un bacino idrico di riserva è quella comunale.
Il costo dell’opera si aggira sui 4/5 milioni di euro. Fondi che il Comune conta di ottenere dall’Unione europea. Successivamente si passerebbe ad altre cave.
Il sindaco ha già preso contatti con i concessionari e almeno due di loro si sarebbero dichiarati disponibili. Se il progetto andrà in porto, per Massa d’Albe questa sarà una vera e propria rivoluzione.
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