«Mi trascuri per spacciare la droga» 

La compagna di uno degli indagati reclama più attenzione. E c’è anche chi pretende uno sconto per il compleanno

L’AQUILA. «Il fatto di non esercitare alcuna attività lavorativa stabile, la transitorierà della dimora in Italia, la nazionalità straniera, sono elementi tali da far ritenere sussistente il pericolo di fuga».
Lo mette in evidenza il gip del tribunale, Giuseppe Romano Gargarella che anche sulla base di questi concetti, ha firmato nove arresti (due latitanti) nell’inchiesta per lo spaccio di cocaina nell’Aquilano. Sede dello spaccio era l’abitazione in via del Guasto 33 in centro storico. L’aspetto che gli indagati(tutti stranieri meno uno), non avessero un lavoro è rimarcato anche in un altro passo dell’ordine di custodia cautelare con il quale si motivano ulteriormente gli arresti: «Il provento dell’attività di spaccio di cocaina è la fonte principale di guadagno in quanto essi non svolgevano nessun lavoro e il guadagno dello spaccio veniva presumibilmente reinvestito perulteriori acquisti e cessioni a terzi».
TROPPO LAVORO. E, sempre secondo le intercettazioni, il lavoro, che a detta della Procura era fruttuoso, risultava va anche decisamente impegnativo visto che la compagna di uno degli indagati, Kujitm RRaboshta, si lamenta perché questi ha poco tempo per lei. La donna piange e reclama una maggiore presenza.
«Non trovo un poco di attenzioni», dice la donna, anche lei indagata, ma lui replica: «Ma quali attenzioni, oggi mi sono svegliato, sono andato qua e là: ho dormito di m...mica sono andato a ...». Ma lei insiste. «Ma non è solo oggi, ma è in generale, di giorno ti vedo solo quando ti svegli e te ne vai e basta». L’uomo si giustifica dicendo che si tratta di un particolare momento ma lei insiste: «Ma non è solo due giorni». Alla fine lui sbotta: «A me mi escono i capelli bianchi, mi sto a distruggere». Questo superlavoro secondo gli inquirenti è dovuto al fatto che uno degli indagati, attualmente ricercato in Romania, era fuori città per cui si doveva svolgere l’attività di spaccio anche per quello che faceva lui.
SCONTO COMPLEANNO. Uno dei consumatori più assidui chiede uno sconto per acquistare un paio di dosi visto che ricorre il compleanno. Il consumatore è perentorio, «Ragazzo», dice rivolgendosi a uno degli arrestati, «me lo devi fare il regalo». Ma lo spacciatore tiene duro: «No e no». Il costo di due dosi è cento euro. Lo spacciatore fa l’ultima offerta di novanta euro. Il giovane assuntore aquilano non si perde d’animo e ne chiede 80. Poi, aggiunge: «Ci sto a rimette lo stipendio, praticamente». E insiste: «Sei una chiavica, non mi vuoi bene per niente ti ho lasciato 1.200 euro, dai. fai il bravo». Non è chiaro se la supplica abbia intenerito l’interlocutore romeno.
CERCO LAVORO. Un altro dei consumatori di cocaina, sostanza spesso indicata nel gergo come “crediti” o “vitamine” nel vano tentativo di sviare la polizia, manifesta al presunto spacciatore problemi economici. «Voglio fare un investimento» dice,«e spiega, mi devo guadagnare un poco di soldi... devo guadagnare». «Che vuoi fare?» chiede lo spacciatore straniero. «Me lo devi dire tu, adesso lo sto a chiedere a 3 o quattro persone». Non si capisce se sia cercando dritte per un lavoro serio o se sia manifestando l’intenzione di poter spacciare pure lui. Ma non sembra questa l’ipotesi più credibile.
POCHI SOLDI. Molti dei consumatori, pur lavorando, manifestano problemi per pagare. Uno propone di permutare la cocaina con un crocifisso placcato in oro ma lo spacciatore gli risponde che l’oro placcato non va bene. C’è poi un altro che proprio non sa come pagare. «Sto scannato, non posso ritirare i soldi, se vuoi ti lascio il bancomat». Uno dei presunti componenti della banda è perentorio con gli assuntori che andavano a prendere le dosi nella casa del centro storico. «Non mi dovete rompere i c... se non avere i soldi qui non ci dovete venire». Un altro consumatore, che deve duecento euro, assicura che pagherà: «Te lo giuro sui miei figli».
Poi arriva anche una minaccia a un uomo che non ha pagato. «Ti vengo a pigliare a casa o in officina, dovunque stai, guarda che non scherzo, guardami negli occhi, non scherzo».
MALORI. Spesso la droga non era di qualità. Se c’è chi ha avuto defaillance sessuali c’è uno che dice di avere avuto un malore. Un altro asserisce di non aver sentito più la lingua per qualche minuto.
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