Monito di Petrocchi «Meno egoismo e più generosità»

Messaggio dell’arcivescovo in occasione del Natale «Gestire i conflitti trasformandoli i occasioni di crescita»

L’AQUILA. «Celebrare il Natale significa fare posto, nella mente e nel cuore, a Gesù che bussa alla nostra porta». È l’inizio e allo stesso tempo il “cuore” del messaggio natalizio agli aquilani diffuso ieri dall’arcivescovo Giuseppe Petrocchi e che nei prossimi giorni sarà distribuito in tutte le parrocchie. L’arcivescovo, pur con lo stile pacato che lo contraddistingue, chiede ai fedeli comportamementi pubblici e privati consoni al messaggio evangelico.

«Dobbiamo ammettere, con onestà», scrive Petrocchi, «che spesso siamo intasati da interessi sbagliati e da abitudini malate. E chi vive lontano dalla verità, non si vuole bene, anche se corre dietro alle proprie ambizioni. Nelle famiglie, le relazioni restano non raramente impantanate in atteggiamenti superficiali e dispersivi: capita, così, che si comunica con i “lontani” e non si parla con i propri congiunti. Come sarebbe bello se, almeno una volta alla settimana, si vivesse il “Tg della famiglia”, in cui – spegnendo la televisione, i cellulari, i computer e gli altri apparati mediatici – tutti i membri della comunità domestica possono raccontarsi e ascoltarsi, con un’attenzione carica di amore. Per vivere un “Natale cristiano” bisogna spalancare il proprio cuore anche a Gesù “negli altri”, specie gli ultimi e i sofferenti. Altrimenti scadiamo in una fruizione solo esteriore della festa, fatta di consumismo diffuso, condito con un po’ di buonismo passeggero. Vivere, con altruismo, il dono del Natale, comporta impegnarsi in atti di sincera generosità, specie verso chi è “in debito” con noi. La novità evangelica, accesa nell’anima dal Signore, ci spinge, nei rapporti interpersonali, a condonare i “debiti” e i corrispettivi “rimborsi”, che ci erano dovuti. Questo accade quando siamo pronti a dare un sorriso a qualcuno che eravamo tentati di scansare o quando facciamo il primo passo per ricucire un rapporto lacerato, anche per colpa dell’altro. Ogni vittoria riportata sul nostro egoismo e su atteggiamenti polemici costituisce uno spazio che spalanchiamo al Signore. Se Gesù viene sloggiato dalla nostra esistenza, allora i problemi prendono il sopravvento, avvolgendoci con la loro oscurità e con la carica aggressiva che li attraversa. Non è vero che siamo tristi e si litiga perché ci sono conflitti, ma perché non li sappiamo gestire, tramutandoli in occasioni di crescita e di maturazione. Così come non è vero che ci bagniamo perché piove, ma perché non abbiamo l’ombrello o siamo sprovvisti di un riparo adeguato. Infatti, la pioggia, che può rappresentare un fenomeno fastidioso, porta pure tanti benefìci e si rivela provvidenziale, se uno è “attrezzato” per affrontarla. In ogni Natale il Signore nasce nei “luoghi” del dolore e accende sulla volta del nostro cielo una “stella cometa”, destinata a condurci fino a Lui: si tratta di qualcuno o qualcosa che ci porta un messaggio di salvezza, dove Dio ha messo la risposta che cerchiamo e la grazia di cui abbiamo bisogno per superare ogni contrarietà».