Morte nel convitto, la perizia accusa

Le contestazioni: mancanza di lavori di adeguamento e non aver chiuso la struttura.

L’AQUILA. Le responsabilità della morte dei tre ragazzi del Convitto «sono da ricollegare all’incuria e all’imperizia del direttore Livio Bearzi, che non ha tenuto conto della vetustà dell’edificio e della mancanza delle certificazioni, alla luce delle scosse precedenti, e del funzionario provinciale Vincenzo Mazzotta, per non aver fatto i lavori di adeguamento e non aver chiuso la struttura».

Sono i rilievi mossi dai consulenti della Procura nella perizia sul crollo di una parte del convitto nazionale. Nella relazione, a firma dei professori Francesco Benedettini e Antonello Salvatori (gli stessi a cui la Procura ha affidato anche una delle due perizie sulla Casa dello studente), la mancata chiusura della scuola viene contestata anche al direttore, che avrebbe dovuto disporla sostituendosi alla Provincia. Proprio sull’esito della perizia, la Procura ha basato le ipotesi di reato di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni, a carico dei due indagati, così come riportato nell’avviso di chiusura delle indagini.

Nella perizia si afferma che non ci sono danni e crolli riconducibili a lavori compiuti negli ultimi sette anni. «In merito all’inadeguatezza dell’edificio dal punto di vista della rispondenza alla normativa sismica, ovvero alla necessità di provvedere alla realizzazione di opere di consolidamento e adeguamento antisismico» si legge nel documento «la Provincia era stata formalmente informata dello studio di Abruzzo Engineering, che aveva ritenuto l’edificio di media alta vulnerabilità».

In relazione al direttore, si sottolinea che lo stesso non ha valutato «la totale inadeguatezza dell’edificio dal punto vista statico e sismico, vetusto nelle strutture e mai sottoposto a opere di ristrutturazione, privo di certificati di idoneità e di collaudo statico». La perizia non mette in relazione i crolli con i lavori fatti negli ultimi sette anni. «In merito al periodo successivo alla stipula della convenzione con la Provincia per la manutenzione dell’immobile, in base alla documentazione acquisita non sono stati rilevati danni o crolli riconducibili ai lavori eseguiti dall’agosto del 2002 e il 6 aprile 2009».

Ma Paolo Guidobaldi, legale di Bearzi, ricorda che «nell’agosto 2008 il suo assistito aveva chiesto l’intervento dei vari enti proprietari delle singole porzioni dell’edificio, lamentando la necessità di interventi urgenti e chiedendo anche per iscritto il supporto dell’avvocatura distrettuale di Stato Sarà questo di uno dei punti su cui il legale baserà la memoria difensiva da presentare alla Procura, dopo l’avviso di conclusione delle indagini nel quale si confermano le accuse.

«Successivamente» spiega ancora il legale «sono stati effettuare interventi di manutenzione limitatamente alle necessità segnalate. A detta dei tecnici intervenuti nel periodo che va da agosto 2008 al 31 marzo 2009, la porzione di immobile occupata dal convitto era idonea alla funzione alla quale era destinata. Inoltre, l’intero immobile è da considerare un condominio, vista la presenza di più enti, tutti coinvolti nelle opere di manutenzione in quanto le mura portanti erano le stesse».