Morto a 92 anni don Alessandro Torlonia, ultimo principe del Fucino 

Presidente effettivo e poi onorario della storica banca marsicana, era pronipote dell’uomo che prosciugò il lago

AVEZZANO. “È serenamente venuto a mancare il Principe Don Alessandro Torlonia. I funerali nella chiesa di Santa Maria in Traspantina”: questo il sobrio annuncio apparso nella pagina dei necrologi di alcuni quotidiani nazionali. Seguono i nomi dei figli Paola, Francesca e Giulio e dei nipoti. Aveva appena compiuto 92 anni. Se ne va così l’ultimo principe del Fucino, assistente al Soglio pontificio, principe di Canino e Musignano, consigliere laico della Pontificia commissione per lo Stato Città del Vaticano, presidente dal 1947 della Banca del Fucino, poi presidente onorario. Figlio di Carlo, senatore del Regno d’Italia; nipote di Giulio Borghese Torlonia; il suo bisnonno, Alessandro Raffaele, prosciugò il lago Fucino, con una impresa la cui storia è indissolubilmente legata alla Marsica. Non è altrettanto forte, invece, il legame fra la famiglia Torlonia e Avezzano. Le vicende storiche che, dopo ottanta anni dal prosciugamento, portarono alla Riforma agraria e, quindi, alla assegnazione delle terre emerse ai contadini, lasciarono un segno di distacco profondo fra i Torlonia e i marsicani. Il principe evitò qualsiasi contatto con l’antico “feudo”, non seguendo le orme dell’illustre suo antenato che, per controllare l’andamento dei lavori di prosciugamento, giungeva nel Fucino anche a cavallo, da Roma, in qualsiasi stagione. Alessandro Torlonia non partecipò alle celebrazioni del centenario del prosciugamento, né a quelle per il centenario del terremoto 1915, né a esposizioni e a manifestazioni storico-archeologiche organizzate in più di un’occasione. E così la memoria avezzanese della Grande famiglia è alimentata soltanto dalle tracce che onorano una Casa e il suo nome (Liceo Classico, piazza Torlonia, via Anna Maria Torlonia, due busti in bronzo e altro) e dalla accuratezza dei segni della grande opera di prosciugamento che si possono ammirare nell’Aia dei Musei in via Nuova. Ora scompare il pronipote di colui che trasformò, dopo diciotto secoli di vani tentativi, la virgiliana “vitrea… Fucinus unda” consentendo così – annota Giovanni Pagani – alla «sterminata, verdeggiante distesa di fertilissima terra, rapita alle acque di trarre, il necessario alla vita delle popolazioni».
* (cultore di storia locale)
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