Nardelli, l’amico di Pirandello dimenticato da Avezzano

AVEZZANO. Federico Vittore Nardelli nasce ad Avezzano il 4 aprile 1891. A scuola si rivela subito un bambino “prodigio”: a 8 anni consegue la licenza elementare, a 13 quella ginnasiale. A vent'anni...

AVEZZANO. Federico Vittore Nardelli nasce ad Avezzano il 4 aprile 1891. A scuola si rivela subito un bambino “prodigio”: a 8 anni consegue la licenza elementare, a 13 quella ginnasiale. A vent'anni si arruola nell'Artiglieria e si distingue subito per le spiccate capacità nelle ricerche di meccanica, motoristica, fisica e meteorologia. Prosegue gli studi in Ingegneria e si laurea, ma non trascura la sua passione per la letteratura e per la filosofia: è brillante tanto nelle discipline scientifiche quanto in quelle umanistiche. Nel 1921 pubblica “Il mondo senza pace” e, successivamente, “La Panarda” ambientato nella Marsica. Nel 1931 dà la sua prima prova di saggista con “L'Arcangelo”, vita e miracoli di Gabriele D'Annunzio tradotto in Inghilterra e in America: l'opera suscita molto scalpore tanto da indurre lo stesso D'Annunzio ad esercitare pressioni direttamente su Mussolini affinché il libro sia ritirato dalla circolazione, cosa che è fatta immediatamente dalla polizia, ma in gran segreto. Il giovane Nardelli ha insegnato a Livorno a Galeazzo Ciano: il genero del Duce, però, per questo non gli è riconoscente tanto che, non aiutato e “consigliato”, è costretto a lasciare l'Italia, trasferendosi per due anni a Parigi dove stringe amicizia con Luigi Pirandello. Il rapporto instaurato con il commediografo siciliano è forte al punto che tra i due iniziano reciproche “confessioni” che sono alla base di una biografia, autorizzata dallo stesso Pirandello e scritta dall'avezzanese, destinata - come la precedente - a suscitare clamore: “L'uomo segreto, vita e croci di L. Pirandello”. Analogamente Nardelli racconta episodi di vita vissuta nella natia Marsica e per questo, dunque, Pirandello inserisce, in alcune sue opere, fatti e personaggi marsicani: ne “L'uomo dal fiore in bocca” accenna ai terremotati ed alle baracche del 1915, in “L'illustre estinto” parla della morte di un seminarista e del capostazione d'Avezzano. È autore di “Biografia di Dio”, “Arte di vivere”, “Eternità di oggi”, “Antiscoperta della origine degli Etruschi”, “Il futuro ti guarda”, “Apologia dell'uomo”, “ Appuntamento coi secoli”, “Il 2000! E dopo?”; collabora con numerosi quotidiani e periodici tra i quali “Il Piccolo”, “L'Illustrazione Italiana”, “L'Osservatore Romano” e “Novella”. Nardelli ha una straordinaria capacità oratoria che lo rende famoso tra i giovani e gli intellettuali che hanno occasione di ascoltarlo: memorabili, per la voce affabulante e la parola suadente, i discorsi che pronuncia alla Tomba del Milite Ignoto, al Colosseo, alla Basilica di Massenzio, al Teatro Eliseo, al Palazzo Massimo, alla Casa di Dante ed al Palazzo delle Nazioni. Un quotidiano romano, il giorno seguente la sua morte, avvenuta il 20 dicembre 1973 in viale Carnaro della capitale, scriverà «Alta figura rinascimentale di scienziato, inventore, filosofo, saggista, scrittore, pioniere dell'Aviazione». È stato dimenticato quasi da tutti eppure fu apprezzato da uomini di notevole statura quali Luigi Pirandello, Titta Rosa, Goffredo Bellonci, Silvio D'Amico, Guglielmo Marconi, Gabriele D'Annunzio, arcivescovo Montini (poi Papa Paolo VI) e Pio XII.

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