«No alla strada in zona Vetoio»

L’Associazione Italia Nostra attacca l’Anas e chiede alla Regione che non venga approvato il progetto

L’AQUILA. Italia Nostra si oppone alla bretella stradale che l’Anas intende realizzare nella zona del lago Vetoio: si tratta del collegamento tra la statale 80 in località Coppito e la statale 17 a Centi Colella. Il presidente dell’associazione Paolo Muzi ha scritto alla Regione, chiedendo di non approvare il progetto e sottolineando che l’area interessata è tutelata dal punto di vista ambientale e paesaggistico e che l’intervento potrebbe compromettere gli alti livelli di biodiversità esistenti. «Il lago Vetoio», si legge nella nota, «e l’area a esso circostante fino a ricomprendere il fiume Aterno, rappresenta, nonostante la pressione antropica degli ultimi anni, un’importantissima area umida, che si trova praticamente dentro l’area urbanizzata della città dell’Aquila. È di rilievo l’aspetto paesaggistico, caratterizzato sia dalle ultime trame del paesaggio agrario costruito nella zona che separa l’Aterno dal Vetoio, che dal paesaggio lacustre e fluviale dei due fiumi. Altrettanto importanti risultano le cenosi acquatiche e quelle vegetali: l’area umida permette inoltre la presenza di numerosa avifauna svernante e di passo con la presenza di alcune specie rare. Lungo le sponde del lago e del fiume Vetoio sono presenti molti tratti di vegetazione interessanti sotto il profilo floristico e biogeografico. Inoltre», sottolinea Italia Nostra, «l’Aterno, nel tratto di corso peri-urbano, presenta ancora dei tratti ben conservati, che potrebbero essere valorizzati in una visione più evoluta del sistema fiume». Secondo l’associazione ambientalista ci sono numerosi studi e pubblicazioni scientifiche che certificano il grande interesse ecologico dell’area che, tra l’altro, vanta anche presenze archeologiche. Il progetto dell’Anas prevede la realizzazione di una variante di due chilometri di lunghezza e del costo di circa 30 milioni, con enormi movimenti terra e perfino una galleria artificiale lunga 500 metri. «Gli impatti specifici dell’opera», afferma Muzi, «saranno disastrosi, sia in fase di realizzazione che in esercizio. In particolare si segnalano le rilevanti ricadute negative sulle componenti biotiche, l’impatto sul paesaggio, sul suolo e sottosuolo oltre che sull’ambiente idrico. Non va sottovaluto l’inquinamento acustico e atmosferico in fase di costruzione e in fase di esercizio. Paesaggisticamente», conclude Muzi, «si distruggono quei pochi residui di trame agricole rimasti e si taglia la contiguità spaziale tra il Vetoio e l’Aterno».

Romana Scopano

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