«Non condanniamo prima del tempo»

L’arcivescovo Petrocchi parla del caso del prete a processo per omicidio: «Spero che sia innocente, pronti a intervenire»

L’AQUILA. «Vicenda dolorosa, grande sofferenza mia personale e di tutta la Chiesa aquilana. Ma chiedo a tutti di non condannare prima del tempo. Di usare prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ci sarà un processo, che aspettiamo. E che non deve essere celebrato in anticipo, fuori dalle aule giudiziarie, come si rischia in questi casi. Se verranno fuori altri riscontri rispetto a quelli che già ci sono, siamo pronti a intervenire».

LE CENERI Ha ancora la cenere in testa – secondo il rito penitenziale nel giorno d’inizio della Quaresima – l’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi. Nella chiesa di Pettino, stracolma, è appena terminata la concelebrazione (sull’altare con lui don Dante Di Nardo, don Pino Del Vecchio e padre Corrado Lancione) nello stesso giorno in cui il pensiero di molti fedeli dell’arcidiocesi va alle vicende giudiziarie di don Paolo Piccoli. Il 52enne ex parroco di Pizzoli – che manca dall’Aquila dal 2010 e ora rischia 30 anni di carcere – è un “dipendente” della tormentata Chiesa aquilana, che gli paga anche una sorta di pensione («previdenza integrativa e non stipendio, per la precisione», dice il presule aquilano). Il 30 giugno comparirà davanti ai giudici della Corte d’Assise di Trieste per difendersi dall’accusa di omicidio volontario aggravato. La vittima è un monsignore, Giuseppe Rocco, trovato strangolato il 25 aprile 2014, all’età di 92 anni, nella Casa del clero. Per l’accusa il movente è la denuncia del furto di oggetti sacri che l’anziano prelato avrebbe presentato.

MANI GIUNTE Il solo pensiero che le mani di un suo sacerdote possano aver stretto prima l’ostia e poi il collo di un confratello fino a lasciarlo senza respiro non lo lascia certo indifferente. Per questo il vescovo prega e chiede preghiere. «È una triste situazione», continua il presule giunto in città il 7 luglio 2013 chiamato a rimettere in sesto i conti disastrati della Chiesa aquilana e, ora, alle prese con una grana di ben altra portata. «Nessun provvedimento canonico verrà adottato prima che si arrivi a una sentenza», ribadisce Petrocchi. «Questo non vuol dire», precisa, «che io non segua con attenzione, insieme ai miei collaboratori, gli sviluppi della situazione. Attendo con serenità le decisioni che la magistratura riterrà opportuno adottare nell’ambito del processo. Non intendo anticipare i tempi. Il sacerdote grida la sua innocenza, io spero nella sua innocenza, ma resto nell’attesa, auspicando che la verità emerga rapidamente e nella sua interezza».

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