Luca Palamara vuole andare il corte d'Appello all'Aquila

ROMA

Palamara al Csm: «Trasferitemi all’Aquila»

Il magistrato inquisito, ex presidente dell’Anm, accusato di corruzione, considera il capoluogo abruzzese una sede comoda e tranquilla

L’AQUILA. Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, accusato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta di Perugia sul “mercato” delle nomine per le toghe, potrebbe esser assegnato alla corte d’Appello dell’Aquila. Egli, infatti, lo ha espressamente chiesto ma la decisione, ovviamente, spetta al Consiglio superiore della magistratura ovvero l’organo di autogoverno dei magistrati. Una sede a lui comoda in quanto ritenuta tranquilla e non lontana da Roma.
Palamara, in questo momento, si trova al centro di un’inchiesta molto complessa con accuse gravi, se provate, per via di una serie di intrecci tra politica a magistratura.
La Procura di Perugia, competente per le indagini sui magistrati della Capitale, indaga su Palamara per corruzione: l’ipotesi è che il magistrato romano abbia favorito o tentato di favorire alcune nomine in cambio di viaggi, soldi e regali. Tra i suoi committenti, sempre secondo l’ipotesi della Procura perugina emergono nomi di persone importanti sotto l’aspetto istituzionale e soggetti coinvolti da altra inchiesta della Procura di Roma per sentenze “aggiustate” della magistratura amministrativa. Le carte da cui prende avvio l’indagine di Perugia sono state trasmesse dalla Procura di Roma. Oltre a Luca Palamara la Procura di Perugia indaga anche su un componente togato del Csm per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento e, in concorso con questi, su un pm di Roma: sarebbero stati loro a informare Palamara dell’indagine a suo carico da parte della Procura perugina.
E Palamara si sarebbe mosso, come emergerebbe dalle intercettazioni, per tentare di condizionare le scelte dei nuovi vertici di alcune procure, compresa quelle di Roma e la stessa Perugia. Accuse che lui respinge.
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