L'AQUILA - SCANDALO TERREMOTO

Patto tra indagati: lavori per 70 milioni 

Le carte svelano l’accordo per accaparrarsi 50 appalti gestiti dal Segretariato beni culturali. L’inchiesta fa saltare tutto

L’AQUILA. Lavori per un ammontare complessivo pari a settanta milioni di euro. Una cinquantina di appalti. Gestiti interamente dal Segretariato regionale per i Beni culturali. Nelle zone del nuovo cratere sismico. Su questa tavola imbandita è arrivata la Procura distrettuale antimafia dell’Aquila, che ha tirato la tovaglia e ha fatto saltare tutto. Prima che il lauto pranzo potesse cominciare. Oggi al via, a palazzo di giustizia, i primi interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.
OPERAZIONE CORROTTA. Le carte dell’inchiesta su tangenti negli appalti della ricostruzione pubblica (che ha portato a 10 arresti e 5 divieti temporanei di esercitare l’attività professionale) svelano l’accordo, che per l’accusa è di natura illecita (il gip la chiama, infatti, «operazione corrotta»), che già a partire dai primi giorni di settembre 2016 – appena una settimana dopo le scosse di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto – viene sottoscritto al termine dell’ennesimo «pranzo di lavoro». Circostanza, questa, che viene evidenziata ogni volta con un sms di avviso sui telefoni (intercettati) degli imprenditori delle aziende coinvolte, al momento del pagamento del conto, che puntualmente veniva saldato dagli esponenti delle imprese. Che erano soliti ospitare tecnici e funzionari pubblici nei principali ristoranti.
«COSTRUIAMO LA MACCHINA». «Senti, la vogliamo costruire ’sta macchina?», chiede, il 13 settembre 2016, il geometra di Avigliano Leonardo Santoro, factotum della cooperativa “L’Internazionale”, mentre parla al telefono con l’ingegnere Michele Fuzio. «Io vorrei fare una cosa...vorrei anche coinvolgere il rup Piccinini e Alessandra (Del Cane, ndr) per vedere se magari facciamo un gruppo, possiamo cogliere un’opportunità per tutto il resto...Amatrice...tutte ’ste cose qua...che ne dici?».
L’UNITÀ DI CRISI. La premessa di tutto è l’inserimento del geometra aquilano Lionello Piccinini nell’unità di crisi per la valutazione dei danni ai beni architettonici nel nuovo cratere sismico. Il nuovo incarico, stando alle intercettazioni, ha reso felice l’imprenditore Vito Giuseppe Giustino «certo di nuovi introiti all’impresa», annota il gip nell’ordinanza che dispone gli arresti. La coop dei baresi si riunisce il 12 settembre allo scopo di prendere accordi con Piccinini, sfruttando, secondo l’accusa, la posizione di scambio della «protetta» del rup, Alessandra Del Cane, ingegnere di Cermignano (Teramo), ora raggiunta dal provvedimento di sospensione, per entrare nel mondo degli appalti che si sarebbero gestiti a seguito del terremoto del Centro Italia. La professionista teramana viene considerata dai pugliesi la «testa di ariete per sfondare la porta». Così il gruppo propone di creare un’associazione temporanea di progettisti «per propiziarsi i favori del funzionario per incarichi nel nuovo post-sisma.
IL COMANDANTE. Il funzionario aquilano Piccinini riferisce al geometra Santoro che nel nuovo cratere «manca il comandante». «...e questo è il problema che ha detto Lello...chi? perché mo’ come hanno gestito gli altri terremoti ..c’era...ti ricordi Bertolaso...era brutto...era brutto...però quando sbatteva i pugni...lui poteva ordinare...mo’ invece non c’è più un chi...non si capisce niente...il braccio di ferro delle competenze...la lotta italiana...».
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