Pellegrinaggio in ricordo di Diana e Tamara 

Ventidue anni fa le due ragazze furono brutalmente uccise sul Morrone dal pastore Alivebi Hasani

SULMONA. Fu un caso di cronaca tra i più atroci ed agghiaccianti mai avvenuti in Abruzzo, quello che 22 anni fa si consumò sul monte Morrone, con l’uccisione di due giovani escursioniste venete. Diana Olivetti venne uccisa, con un proiettile sparatole al cuore dal pastore macedone Alivebi Hasani, dopo un tentativo di stupro. Con Diana c’erano anche la sorella Silvia e una loro amica, Tamara Gobbo, anche lei uccisa dal pastore mentre cercava di fuggire. Silvia soltanto, vivendo momenti drammatici e concitati, riuscì a mettersi in salvo, sottraendosi alla furia omicida di Hasani. Correndo disperatamente, scese alle pendici del Morrone, fino a raggiungere la frazione sulmonese di Marane, dando l’allarme. Era il 20 agosto 1997. Ieri a Mandra Castrata, luogo dove si compì quel maledetto episodio, non c’è stata una cerimonia ufficiale per commemorare Diana e Tamara ma in tanti hanno deciso di recarsi in quel luogo. Un pellegrinaggio silenzioso e commosso, ripercorrendo la strada fatta dalle tre ragazze, nel ricordo di quella tragedia. All’arrivo a Mandra Castrata gli escursionisti hanno reso omaggio al cippo che ricorda quel duplice omicidio. C’è chi ha lasciato un fiore, o ancora un biglietto dedicato a Diana e Tamara o ha solo sostato in meditazione e in preghiera. Intanto Alivebi Hasani, dopo essere stato condannato all’ergastolo e aver scontato una decina d’anni nelle carceri italiane, tra cui quello di Padova, proprio a pochi chilometri di distanza dal paese d’origine delle tre ragazze, il pastore omicida è stato trasferito in Macedonia per scontare il resto della pena. Una decisione che, apparsa come un atto di clemenza immeritato nei confronti dell'autore del duplice omicidio, ha suscitato perplessità e amarezza in tanti. Resta, però, ancora qualche mistero nella tragica vicenda. Ed è per questo che due anni fa il procuratore della Repubblica del tribunale di Sulmona Giuseppe Bellelli volle approfondire il caso, studiandolo in tutti i suoi particolari, fino a recarsi nel bosco di Mandra Castrata, accompagnato dal pm Aura Scarsella che all'epoca seguì il caso. Due anni fa si tornò a parlare di riapertura del caso, anche sull’onda dell’interesse suscitato dal libro “Il sentiero delle signore”, della giornalista Maria Trozzi, in cui si evidenziano interrogativi e dubbi rimasti finora senza risposta. (c.l.)
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