Pescasseroli, così il Parco si fa arte 

Le riproduzioni "Specchi Angelici" dell'artista pescarese Fato tra le foreste vetuste in occasione della seconda edizione di ArteParco

PESCASSEROLI. «Da quasi 50 anni, il Bmw Group ha avviato oltre 100 collaborazioni culturali in tutto il mondo con le istituzioni più rilevanti. Nel 1972, tre dipinti di grandi dimensioni sono stati creati dall’artista Gerhard Richter appositamente per il foyer del quartier generale di Monaco del Bmw Group. Da allora, artisti come Andy Warhol, Jeff Koons, Jenny Holzer, Sandro Chia, e più recentemente Cao Fei e John Baldessari, hanno collaborato con Bmw. Arteparco incarna proprio questa comunanza di vedute in cui arte e sostenibilità dialogano per aprire una finestra sul futuro ed è per questo che dallo scorso anno Bmw Italia è partner di questo percorso culturale nel verde di uno dei luoghi più incantevoli del nostro Paese». Sono queste le parole che Roberto Olivi, direttore relazioni istituzionali e comunicazione di Bmw Italia, ha pronunciato in occasione dell’inaugurazione, svolta la scorsa domenica, di Arteparco, il progetto realizzato da “Parco1923” in collaborazione con “Bmw Italia” e “Sky Arte”, al quale hanno preso parte anche l’Ente Parco e il Comune di Pescasseroli.

Dopo il successo ottenuto lo scorso anno dall’opera dal designer Marcantonio, si è deciso di riproporre una nuova edizione del progetto dando spazio all’estro dell’artista pescarese Matteo Fato, il quale ha deciso di portare l’arte contemporanea all’interno delle foreste vetuste del Parco nazionale di Lazio Abruzzo e Molise attraverso l’opera (site-specific) “Specchi angelici”, ovvero tre riproduzioni di un cavalletto antico da pittore, in legno naturale, nelle quali la tela è rappresentata dal paesaggio del Parco che diventa parte integrante dell’opera stessa.

«Specchi angelici è un dono al Parco nazionale, alla natura della mia terra. Si tratta di tre cavalletti che osservano il paesaggio da diversi punti di vista e che tentano quasi di mettere radici, perché vorrei dipingere l’aperto», ha dichiarato Fato, «ma c’è anche un momento molto lungo per ritirarsi a osservare, fare posto prima del quadro alla natura. Forse un giorno tornerò a dipingere su questi cavalletti, quando col tempo diverranno parte essi stessi del paesaggio e della terra». (e.d.c.)
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