Petrocchi: bisogna agire con umiltà e trasparenza

Intervista al nuovo arcivescovo dell’Aquila dopo l’imposizione del Pallio L’invito agli aquilani: unità e coesione sono fondamentali per ricostruire

ROMA. Affrontare la lunga e delicata fase della ricostruzione all'insegna della trasparenza e dell'unità. Il nuovo arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi, non ha ancora messo piede in città, ma sembra già avere le idee chiare su quale sia l'approccio nei confronti di una comunità che porta addosso i segni del sisma. Uscito dalla basilica di San Pietro – dopo la cerimonia di benedizione e di imposizione del sacro Pallio da parte di papa Francesco – Petrocchi non nasconde ai fedeli aquilani, riuniti per festeggiarlo nella chiesa di Santa Monica, il timore di affrontare una realtà lacerata da divisioni e conflitti interni, in un momento in cui «i terremoti sociali non sono meno pericolosi di quelli geologici».

Monsignor Petrocchi, sabato 7 luglio prenderà possesso canonico dell'Arcidiocesi. Con che spirito vive questa nuova missione?

«Con lo spirito del servizio. Vengo come inviato, non per mia scelta e rispondo con una visione totale. Gli aquilani sono miei confratelli e io mi sento “aquilano” a tutti gli effetti. Nel mio cuore c’è già questa città nel suo insieme».

Cosa significa, per lei, questo Pallio che ha ricevuto dalle mani di papa Francesco?

«Il Pallio vuol dire responsabilità nei confronti di una città che porta i segni della tragedia. La forza del Pallio è nell'immagine di un buon pastore. L'Aquila dovrà essere un laboratorio di rinascita sociale, ma dovrà trarre le risorse dalla sua storia nobile e forte. Per me, questo Pallio è una chiamata e le chiamate di Dio hanno sempre due segni: quello della croce e quello della resurrezione. So bene di andare incontro a situazioni complesse, non me lo hanno nascosto e non mi faccio illusioni. Però so pure che la gente dell'Aquila, di cui ho una profonda stima, ha in sé le risorse per essere un popolo che, da un momento di grave sofferenza, trova le vie per riproporsi come protagonista del proprio avvenire».

Il Pontefice ha parlato di unità della chiesa universale, seppure nel rispetto delle diversità. Come le tante tessere di un mosaico che concorrono a formare un unico disegno. Come si può rapportare questo messaggio a una realtà più locale?

«Sono convinto che la “comunione” sul piano ecclesiale – che poi diventa “coesione” sul piano sociale – è la condizione necessaria, imprescindibile per poter progettare e realizzare una rinascita della comunità aquilana in senso pieno. La sfida, quindi, è quella di promuovere la coesione e i punti di convergenti, perché se la città si spezza nella propria compagine sociale non ce la fa ad andare avanti. Naturalmente, c'è bisogno di attenzione e solidarietà da parte di tutti».

Qual è la prima cosa che dirà ai parroci aquilani?

«Voglio che i religiosi siano un cuore solo e un'anima sola. È la condizione indispensabile per raggiungere quei risultati ambiti dalla comunità aquilana. L'avvenire è un dono di Dio, ma è anche una nostra conquista quotidiana. La strada che aprirà alle nuove generazioni un futuro piena di speranza è quella della comunione, come dicevo prima».

Pensa di modificare l'assetto organizzativo della Curia?

«Questo non è il momento di pensare a una riorganizzazione interna. Adesso è importante arrivare, capire, conoscere e parlare con tutti. Perché chiunque, prima di mettersi a insegnare deve imparare e fare da discepolo».

La ricostruzione post-sisma rappresenta una materia controversa e piena di contraddizioni, che idea si è fatto?

«Non sono in grado di esprimermi perché non ho ancora toccato con mano la realtà, ma la trasparenza è una condizione essenziale. Anche perché qui dovremo fare delle scelte importanti che non accontenteranno mai tutti. Faccio un esempio: al termine della funzione ho scelto di incontrare i fedeli aquilani e non quelli di Latina. Questo farà contenti i primi, ma probabilmente un po' meno i secondi. Con ciò, voglio dire che bisognerà fare delle scelte nella consapevolezza che non avremo il totale dei consensi. Proprio per questo è importante che siano scelte chiare e motivate. Si deve dire cosa si fa, perché e come si fa. In questo, il ruolo della stampa è fondamentale, nel cercare e stimolare momenti di confronto finalizzati ad andare avanti compatti».

Fabio Iuliano

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