Pezzopane di corsa tra sfollati e sms

Giornata con la presidente più famosa: mi chiedono casa e lavoro.

L’AQUILA. «Non fare tardi. E non ti stancare troppo». Sarà pure la numero 1 dei presidenti di Provincia in Italia, ma adesso che sono le 8,20, e a quest’ora si entra a scuola, Stefania Pezzopane trova, sì, chi la mette in riga. E deve starla a sentire. La figlia Caterina lascia, sicura, la mano di papà Fulvio e raggiunge i compagni insieme all’amichetto Alessandro. La presidente più amata, secondo il sondaggio del Sole 24 Ore, davanti a scuola è solo mamma Stefania. Poi, nel container di Santa Barbara, dove ha trasferito il suo ufficio dei Quattro cantoni, ridiventa la «Pres». Prima, però, un salto al bar per un caffè «e un po’ d’acqua». Qui saluta il piccolo Cristiano, che la riconosce per averla vista in via Sturzo. Ai palazzi crollati.

UN GIORNO INSIEME. «Ma i sondaggi non erano roba di destra?». «Sì», risponde la numero 1 della superclassifica, «li prendo sempre con le pinze. Però...». Però da ieri si sente più carica. Di prestigio e di responsabilità. Allora, di corsa. Nel tragitto casa provvisoria-scuola provvisoria-ufficio provvisorio, il suo Nokia rosso che si apre a libro ha già consumato mezza batteria. Colpa, forse, dei 2000 e passa numeri della famigerata banca dati per gli ormai proverbiali messaggini a firma «Stefania P.», che raggiungono i fan anche a ora tarda. E anche dei 1200 amici di Facebook che già da due giorni hanno postato i loro complimenti. Del resto, la sveglia a casa Pezzopane-Angelini suona alle 6,45, le 7,30 per la bambina.

Breve colazione, alle 8,10 tutti fuori. Corsa, con l’auto personale, lungo le strade alternative. Tappa a scuola e poi via in ufficio dove trova Walter, che l’aspetta al volante della Croma grigia per scarrozzarla in lungo e in largo. Mobilissima già prima del terremoto, la Pezzopane è l’«equilibrista del tempo», la definizione è sua, ma anche la stakanovista del chilometro. Misura a chilometri, saranno 6, anche gli scaffali che vuole far installare nella nuova biblioteca provinciale per 260mila volumi che sta nascendo in un capannone industriale dove prima fabbricavano mobili.

LE FERRATELLE. Ore 8,50. Fuori fa freddo. Meno uno. Ma il 10% di consensi in più dal giorno dell’elezione scioglie in un attimo persino il ghiaccio dal parabrezza della macchina. Prima di entrare, la presidente incontra, per caso, e saluta, Giuseppe Bernardi, consigliere comunale di Sinistra democratica. Breve colloquio sui problemi dell’occupazione. Dentro, nel grosso tavolo delle riunioni, insieme ai termosifoni a palla, è già pronto un vassoio di ferratelle e di «tartufini». Del resto, in queste stanze di prefabbricato tutte bianche, dove, che peccato, non puoi appendere nemmeno un quadro, non mancano di certo le donne brave a districarsi tra colazioni e grandi abbuffate di frutta.

Acquistata con un fondo cassa e poi tagliata e consumata comunitariamente all’ora di pranzo. Lo staff presidenziale non ha bisogno di quote rosa. Semmai di quote azzurre, visto che la minoranza, per una volta, è al maschile. Sergio Natalia, Roberto Giordano e Massimiliano Di Stefano tengono alto l’onore al cospetto di un vero e proprio squadrone. Ecco apparire, una dopo l’altra, ciascuna impegnata a fare qualcosa, Giusi Fonzi, Giovanna Laglia, Tiziana Giannetti, Monica Fulgenzi. Ma ci sono anche Michela De Paulis e Paola Segola. «Questi dolcetti me li ha regalati una signora di San Gregorio sfollata a Pineto, come mia madre. Appena mi vede mi porta le ferratelle». Prima di sedersi alla riunione, la presidente entra nella sua stanza, l’ultima a sinistra. Dietro di lei, da un lato la foto di Napolitano senza cornice, su un foglio bianco attaccato con lo scotch che ha già fatto le orecchie. Come i quaderni a scuola.

Dall’altro la foto di Clooney con la dedica «To my little Stefy» («Per la mia piccola Stefania»). Questa, però, non l’ha scritta George ma le donne dello staff. Sul tavolo gli unici fogli sparpagliati sono i disegni di Caterina. Baci e cuori per la mamma. «Per me valgono più di tutto quello che esiste al mondo», conferma la destinataria delle opere d’arte. Di corsa la presidente sfoglia i titoli dei giornali e se qualcosa va storto non fa niente. «Prima chiamavo subito, adesso ho capito che è meglio di no». Poi, di corsa, l’agenda. A vederle, come si muovono, come un’orchestra, le donne della presidente cominciano a declinare gli appuntamenti. Oggi alle 9 in biblioteca. Alle 10 alla Finanza per la strada di Pescasseroli.

Alle 11 dall’assessore Giorgi per i problemi del lavoro. Due incontri. Alle 13 alla Finanza per pranzare con gli sfollati. Nel primo pomeriggio, poi, trasferimento a Vasto per un funerale, un grave lutto che ha colpito il segretario generale dell’ente, Michele Memmo con sosta e visita agli sfollati ancora da quelle parti. «Dalle 9 alle 10», spiega la presidente, «scarico i messaggini. Anch’io ne mando. Ho 2mila numeri, per categorie: stampa, amici, staff, fan, istituzioni, sindaci. Li mando col mio cellulare. Anche l’agenda ce l’ho sul telefonino. Dal 6 aprile ne ho fatti fuori tre, con tutta la polvere e l’acqua che hanno preso. Un’agenda buona, però, ce l’ho lo stesso. Me l’ha regalata monsignor Giovanni D’Ercole.

Lo conosco da poco, ma dico solo che due giorni dopo il terremoto l’ho visto qua e mi è bastato uno sguardo per capire la sua grande partecipazione al dramma. Molinari? Per me è sempre il don Giuseppe professore del liceo. Da ragazzi ci portava il registratore da dove ascoltavamo “Dio è morto” di Guccini. Allora si discuteva parecchio. E lui ci ascoltava. Credo molto nel ruolo della Chiesa in questo momento». Squilla il telefonino. Dentro c’è ancora traccia delle chiamate di Franco Marini, Pierluigi Bersani, Livia Turco «e anche di qualche avversario politico». Tutte per il sondaggione.

ORE 9,20: IN BIBLIOTECA. L’auto è pronta coi cd di Guccini. Ma prima di salire la «Pres» incrocia Franco Marulli che gli ricorda delle case di San Gregorio. Poi parla di elezioni. «Tempesta? Sì, ho letto. Che ti dico? Uno vale l’altro. Speriamo che sia un buon candidato per fare un confronto all’altezza dei compiti che dovrà affrontare questa provincia per i prossimi anni. Stanno politicizzando lo scontro ed è un errore, ma io il mio programma per questa terra ce l’ho. Io vado avanti». A Bazzano, al capannone del mobilificio, l’auto presidenziale sbaglia strada. Giusi, che si passa sulle labbra il burro cacao alla cera d’api riportato da Boston dalla «Pres», telefona al dirigente e risolve tutto. «La prima o la seconda?». «Eccolo, l’ho riconosciuto», dice la Pezzopane. «Adesso, qui, è un labirinto.

E ci dovremo abituare a conoscerlo. Qui c’è l’Università, qui porterò la biblioteca e metterò dei tavolinetti fuori. Così quest’estate i ragazzi potranno godersi il sole, la compagnia, i nostri libri, la nostra storia». Arrivati al capannone, ecco altre donne. Anna Babbo ed Elpidia Marimpietri, da una vita su e giù per gli scaffali della vecchia Tommasiana, sono le «Beatrici» che guidano la presidente dentro agli stanzoni altissimi e freddissimi, dove i libri, non c’è che dire, si stanno conservando bene. Chiusi negli scatoloni e «vegliati» dalla Madonnina di Aurelia, una dipendente. «Non si è perso niente, bisogna solo riorganizzare», dicono con un sorriso che esprime tutta la voglia di farcela. E in fretta.

Dei sei chilometri di scaffali, la presidente chiederà conto più tardi, sulle scale della Finanza, a due funzionari della Soprintendenza. «Mi raccomando, sapete quanto ci tengo». Ci sono anche i vecchi tavoli di legno che hanno raccolto qualche decennio di lacrime e sudori della classe dirigente aquilana che ci ha studiato sopra. «Tra tre anni, però, torneremo sotto i Portici», si congeda la Pezzopane. E qui c’è un «ooohhh» generale. «Sì, vi dico che mi sono fatta dare 17 milioni per le due nostre sedi principali. Cominceremo subito, vedrete. Daremo il buon esempio».

ORE 10,30: LA FRANA. La Croma grigia taglia da est a Ovest la città ferita e in un quarto d’ora buono è a Coppito dove varca la soglia della Finanza. L’auto rallenta, dalla guardiola sorridono. Via libera. «Ormai sono di casa. Col generale Lisi e con Bertolaso c’è un ottimo rapporto, di lealtà e rispetto dei ruoli. Così mi piace». La riunione è per la frana sull’ex statale tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli. L’incontro, già iniziato, è a porte chiuse. Nella stanza del prefetto Franco Gabrielli. Alle 11,20 la presidente è di nuovo al posto del passeggero della Croma grigia dove fa caldo quasi di più che nei container di Santa Barbara. «Ma dove ho messo la borsa?». «È un classico», dicono quelli dello staff. Infatti la borsa viola è nella stanza del prefetto. Recuperato il bagaglio si parte alla volta di Campo di Pile.

ORE 11,30: DAI PRECARI. Un altro capannone, stavolta dell’altro industriale, ospita due riunioni sul lavoro che non c’è. Ci sono dipendenti Sanatrix e Sanstefar senza stipendio e con tante incertezze sul futuro. Ci sono anche i precari della Provincia, «che noi», dice la Pezzopane, «abbiamo cominciato a stabilizzare facendo i passi secondo la gamba. E secondo la legge. Ne abbiamo presi 37. E ora lavoriamo per gli altri».

ORE 13: DAGLI SFOLLATI. Casa e lavoro. Questo il risultato del sondaggio tra gli aquilani, qui nella mensa della Finanza dove la presidente entra e si siede accanto agli sfollati come una di casa. Annamaria Di Gregorio la vede da lontano e le si getta al collo: «Proprio oggi ho avuto la casa ad Assergi. Comincia una nuova vita». E il figlio Massimiliano dice: «Sì, e io ho aperto tutti gli scatoloni». Al tavolo c’è anche l’assessore comunale Giustino Masciocco che spiega come farà a sistemare i nuclei da uno e da due. Intanto la presidente più famosa d’Italia firma pure un autografo e posa per la foto con Arianna Corrado, prima di incrociare Paolo Giorgi che le annuncia: «Riapriamo la mensa di Celestino».

ORE 21: LE COTOLETTE. A sera, quasi notte, il rientro a casa dal viaggio a Vasto che è anche l’occasione per salutare il sindaco Luciano Lapenna e tanti aquilani ancora sfollati sulla costa. «Ma quando ci fai tornare?». «Presto, prestissimo: vi aspettiamo tutti. La città va ricostruita insieme». Intanto un’aquilana di Vasto sta per compiere 105 anni. Per strada, lunghe telefonate. Sotto casa all’Aquila, mentre saluta Walter, la presidente si è già rivestita dei panni della mamma. Eccola che vola in cucina a preparare il piatto preferito da Caterina: le cotolette. Olio bollente, una girata. Con un occhio alle repliche dei tg, ai sondaggi, alle reazioni. E un altro al telefonino che continua a riempirsi di messaggi e di squilli. Di corsa, di corsa.