Poliziotte sul camper contro la violenza in rosa

Riparte l’iniziativa itinerante che girerà la provincia per combattere lo stalking e gli episodi di maltrattamenti ai danni delle donne. Oltre cento casi in un anno

L’AQUILA. Ben 32 provvedimenti solo nel 2015. Sono quelli emessi dalla divisione anticrimine della questura dell’Aquila contro gli episodi di stalking e di violenza di genere. Più di 100, invece, gli episodi denunciati dalle donne vittime di maltrattamenti. Da questi dati è nato il progetto del camper della Polizia di Stato “Questo non è amore”, nell’ambito della campagna nazionale a difesa delle donne vittime di violenza domestica, presentato ieri mattina, in piazza d’Armi, all’interno dell’area del mercato, dal questore Alfonso Terribile e dal dirigente della squadra Mobile Maurilio Grasso.

Nell’occasione è stato distribuito, tradotto in otto lingue, materiale informativo, nel quale sono indicati i riferimenti e i numeri da contattare in caso di necessità, e un braccialetto sul quale è riportato il messaggio “#questo non è amore”. La squadra del camper, composta prevalentemente da donne, comprende medici e operatori della Polizia di Stato, personale del Centro antiviolenza per le donne dell’Aquila e una psicologa esterna, che nel corso della mattinata hanno incontrato 103 donne.

Nell’arco dell’estate il camper sarà presente in diverse località della provincia e la prossima tappa sarà ad Avezzano, in piazza Torlonia, il 16 luglio. Il 6 agosto sarà a piazza Garibaldi a Sulmona, il 20 agosto a Tagliacozzo, per tornare i prossimi 3 e 17 settembre all’Aquila all’interno degli insediamenti del Progetto Case di Preturo e Pagliare di Sassa, nel piazzale Carrefour di viale Panella e nel centro commerciale L’Aquilone.

«A livello nazionale i reati di violenza sulle donne sono in flessione. La statistica abruzzese è nella media nazionale», ha spiegato Terribile. «Purtroppo, però, conosciamo solo la punta dell’iceberg. Vorremmo perciò far emergere il fenomeno, sensibilizzando le donne a denunciare fatti di cui spesso sono vittime anche inconsapevoli: dallo schiaffo allo spintone, segnali sottovalutati e che non raramente sfociano nell’omicidio». Il camper vuol essere di supporto alle donne vittime di violenza. «Potranno rivolgersi a noi per una chiacchierata», dice Grasso, «una riflessione, un aiuto o per una successiva denuncia o un esposto».

Proprio la paura di restare sole, infatti, induce molte donne a tacere gli episodi di violenza domestica, secondo Lina Faccia, responsabile del centro antiviolenza dell’Aquila: «Purtroppo, dopo una denuncia, le donne vengono lasciate sole, senza protezioni. Ci auguriamo che quest’iniziativa non sia isolata: anche molti centri antiviolenza stanno chiudendo in Italia, seppure il problema sia diffuso. Basti pensare che circa 30 donne contattano annualmente il centro aquilano. Non esiste passaporto, portafoglio, nazionalità né condizione sociale: questo fenomeno è trasversale a tutti i livelli e la risposta della giustizia troppo spesso è lentissima».

Michela Corridore

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