Presi con centomila euro di cocaina  

Due stranieri arrestati dalla polizia mentre dissotterrano un chilo di droga in un bosco nei pressi del cimitero di Ocre

L’AQUILA. Il giro di droga all’Aquila si sta estendendo forse oltre le previsioni. E il sequestro di un chilo di cocaina purissima, che vale almeno 100mila euro nella vendita al dettaglio, ne è l’amara prova. Un tale quantitativo di cocaina mai era stato sequestrato in città prima d’ora. Le forze dell’ordine sanno che il fenomeno non va preso sottogamba e, l’altra notte, la squadra Mobile ha fermato due stranieri sorpresi mentre stavano dissotterrando la droga. Si tratta di Selmanj Tahir, di 49 anni, macedone, e Selija Adi albanese, di 30 anni.
L’OPERAZIONE. I dettagli dell’operazione Clean sweet sono stati riferiti ieri mattina dal capo della squadra Mobile, Tommaso Niglio, e dal responsabile della sezione antidroga, Nazzareno Buccella, i quali hanno precisato come l’indagine sia partita da un sms inviato all’App Youpol, che segnalava “un soggetto che spaccia cocaina indisturbato a Paganica, quotidianamente alla luce del sole”. I due, Tahir in particolare, erano sotto osservazione e dovevano immaginarselo, al punto che per comunicare non usavano i cellulari sapendo che sarebbero stati intercettati. Quando i malviventi non usano il telefono è più difficile stanarli. Nel pomeriggio di giovedì la loro auto, una Renault Clio, era stata intercettata dai poliziotti. In realtà, come ha detto Niglio, inizialmente si era ipotizzato che stessero per fare una rapina. Sono stati seguiti fino al cimitero di Ocre dove, nonostante la pioggia, hanno raggiunto a piedi la boscaglia e, dopo essersi guardati intorno, hanno dissotterrato un recipiente di plastica con la cocaina. Gli agenti hanno bloccato i due e la perquisizione ha permesso di ritrovare un bilancino di precisione, forbici e un coltello utilizzati per il taglio della droga e bustine di plastica per il confezionamento. Intorno al contenitore di droga si trovava del riso utilizzato come isolante contro l’umidità.
I PRECEDENTI. Gli investigatori non si sono stupiti più di tanto nel senso che i due erano stati già fermati in altri casi. Una volta, nella macchina erano stati trovati e sequestrati anche una mazza da baseball e un tirapugni. Il macedone, che risiede a Oricola, ma ha una casa in via Antica Arischia, aveva un ordine di espulsione mai eseguito, era stato arrestato e condannato, pochi giorni fa, a un anno e 4 mesi con modalità analoghe: stava dissotterrando hascisc a Genzano di Sassa con un complice.
LO SMERCIO. Le piazze nelle quali c’era lo spaccio erano Paganica, Bazzano, Sant’Elia, oltre, ovviamente, alla movida in centro. Essi trasportavano sempre dei quantitativi esigui, in modo da non poter essere arrestati.
L’ALLARME. Niglio, nell’elogiare gli agenti che «si sono destreggiati nella boscaglia come se fossero marines», ha comunque evidenziato la gravità della situazione. «L’Aquila è una città tranquilla», ha detto, «ma questo sequestro deve far riflettere. Inoltre, le altre operazioni svolte avevano fatto registrare dei sequestri di cocaina di una purezza insolita. Questo è un tipo di droga destinata a consumatori di età abbastanza avanzata. Anche il procuratore della Repubblica è rimasto molto impressionato dal quantitativo di droga. Questo connubio macedone-albanese è da noi seguito con attenzione e il sequestro ci impone un altro approccio: se L’Aquila era solo luogo di smercio ora lo è anche di stoccaggio. Non sappiamo se la droga da qui poi possa essere portata in altre piazze come Avezzano. L’offerta è importante e la domanda altrettanto. Stiamo registrando che ci sono casi di persone che per potersi permettere di avere la droga diventano a loro volta spacciatori. È una catena che si alimenta da sola. Bloccare un chilo di cocaina vuol dire anche di aver evitato a molte persone di rovinarsi economicamente». Si è anche appreso, informalmente, che ci sono persone che vendono dei beni o si prostituiscono per pagare lo stupefacente.
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