Quando la Perdonanza piaceva e costava poco

L’ex sindaco Lombardi ripercorre le tappe principali dell’evoluzione della festa in chiave moderna

L’AQUILA. Mentre la Perdonanza celestiniana avvia il suo iter per l’ingresso nell’elenco del patrimonio immateriale Unesco, Enzo Lombardi, sindaco a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, è pronto a mettere a disposizione del comitato che presenterà la nuova candidatura tutto il suo archivio. Dati, cifre e aneddoti relativi alle prime edizioni dell’evento celestiniano a testimonianza della vocazione internazionale della Perdonanza moderna.

«In quegli anni», ricorda, «in cui ci facevamo bastare 100 milioni di lire per portare avanti un’intera edizione, abbiamo portato avanti manifestazioni capaci di coinvolgere delegazioni da tutto il mondo». Qualsiasi istanza dell’attualità di quegli anni veniva in qualche modo rappresentata nel corso della kermesse. Così arrivavano all’Aquila delegazioni non solo da tutta la penisola, ma anche da Libano e Palestina. Erano edizioni in cui l’organizzazione optava per soluzioni a basso costo, orientamento completamente opposto rispetto ai bilanci degli anni Duemila, i cui strascichi sono ancora irrisolti. «Toccò a me raccogliere l’eredità del sindaco Tullio de Rubeis», ricorda Lombardi. Il compianto primo cittadino, nel 1983, della Perdonanza aveva intuito tutte le potenzialità, sia sotto l’aspetto religioso, sia dal punto di vista di valorizzazione di una tradizione secolare. Prima di allora, come ricorda Goffredo Palmerini, «la Perdonanza s’era ridotta a una tradizione da strapaese, con una normalissima iniziativa religiosa vespertina cui seguiva una sciatta benedizione di automobili a Collemaggio. Solo all’inizio degli anni Ottanta il rettore della basilica, padre Quirino Salomone, aveva avviato un recupero di solennità intorno alla figura di Celestino e al messaggio universale di perdono del giubileo aquilano». Errico Centofanti fu chiamato a essere l’artefice del progetto di recupero della Perdonanza con de Rubeis prima e Lombardi poi. Per la consulenza storica il sindaco si avvalse di Alessandro Clementi, di padre Giacinto Marinangeli e Walter Capezzali; per gli aspetti religiosi di padre Salomone e di monsignor Virgilio Pastorelli, vicario dell’arcivescovo dell’epoca, Carlo Martini. «Terminato il suo mandato come sindaco», ricorda Lombardi, «de Rubeis mi fece da consulente durante le successive edizioni. Avevamo al tempo un tesoriere d’eccezione, Peppe Mangolini, bravissimo a battere cassa». Così alle soglie degli anni Novanta, arrivarono delegazioni di Hiroshima e Nagasaki. Ci fu anche una visita istituzionale in Giappone. (fab.i.)

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