«Qui abbiamo fatto cose straordinarie»

L’ex prefetto Gabrielli sul post-sisma: provo dolore quando sento dire che non si deve ripetere il “modello L’Aquila”

L’AQUILA. «Provo amarezza e dolore infinito quando sento dire “Mai come all’Aquila, non ripeteremo L’Aquila”. Credo sia una forma di grandissima ingiustizia». Alle parole del capo della polizia Franco Gabrielli gli spettatori hanno una reazione istantanea, un applauso a scena aperta. La platea è quella dell’auditorium della Guardia di Finanza di Coppito, con i partecipanti al convegno nazionale “Sicurezze integrate nel sistema Italia”. «Ogni volta che vengo qui», ha detto, «provo grande affetto. In questa struttura ho abitato per 13 mesi, qui ho condiviso con la gente uno dei momenti più difficili della storia di questo territorio. Proprio perché ho vissuto quei momenti e ho conosciuto persone straordinarie, io provo un dolore infinito tutte le volte che non si riconosce all’Aquila quel che è stato, le cose straordinarie che sono state fatte e che ancora oggi si continuano a fare». «Di fronte alle 297 persone morte ad Amatrice non ci possiamo che inchinare, ma quando leggo che gli sfollati sono 2.500, ricordo che qui sono stati 68mila». A fianco di Gabrielli, insieme al professor Francesco Sidoti, c’è anche Maurizio Ardingo, che dopo il sisma fu al supercoordinamento dei cantieri in centro storico. «Nel settore della sicurezza sono state fatte cose straordinarie», ha detto l’ex prefetto dell’Aquila, «qui l’incidenza nei cantieri di episodi negativi è stata marginale». Prendendo spunto dalla presenza di Manuel Di Casoli, responsabile della sicurezza in Expo, Gabrielli ha fatto un raffronto con un evento che ha richiesto 7 anni di preparativi, ma che «ha anche sforato i budget, ed è stato gestito solo grazie a personaggi come Sala e Di Casoli, dimostrando l’incapacità di programmare. E mentre di Expo si ha una narrazione positiva, all’Aquila il racconto è diverso. Questa città è descritta, per errore, come la quintessenza della negatività».

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