Radioterapia interna Il 70% di utenti arriva da fuori regione

L’Asl: la tecnica per curare i tumori dell’apparato femminile praticata grazie all’acquisto di moderni macchinari

L’AQUILA. La brachiterapia, conosciuta anche come «radioterapia interna», in Abruzzo è praticata soltanto nell’ospedale regionale San Salvatore. Inoltre, le richieste di sottoporsi al trattamento crescono ogni giorno di più. E, secondo quanto riferito dall’Asl, 156 su 223 utenti vengono da altri territori, compresi la costa abruzzese e il territorio laziale. Intanto, con l’attivazione, 9 mesi fa, della stereotassica, altra tecnica all’avanguardia, i malati abruzzesi non dovranno necessariamente curarsi al Nord: le radiazioni colpiscono i tumori con la precisione dei tiratori scelti, senza danneggiare le cellule degli organi vicini.

«La brachiterapia», si legge in una nota dell’Asl, «esclusiva targata ospedale San Salvatore, in due anni è ormai diventata un patrimonio per tutto l’Abruzzo e non: il 70% dei trattamenti è stato effettuato a utenti di Chieti e Pescara e, oltre confini regionali, Sora, Cassino e Frosinone. Si tratta di una delle tecniche speciali di radioterapia per tumori all’apparato genitale femminile, di prostata e bulbo oculare. La costa adriatica, insieme al Lazio, invia all’Aquila il 70% dei pazienti trattati nel capoluogo regionale con la brachiterapia. Dei 223 trattamenti – erogati in meno di due anni dal servizio radioterapia, diretto dal professore Ernesto Di Cesare – 156 hanno riguardato pazienti della fascia adriatica (e chietina), comprese quote significative del Frusinate e di Cassino, quindi fuori regione. L’investimento tecnologico, con l’acquisto di moderni macchinari, si rivela dunque una strategia vincente in termini di assistenza ai malati e di cospicui guadagni per l’Asl (mobilità attiva), come certificato di recente dalla classifica del Sole 24 Ore che inseriva l’Asl provinciale tra le prime sette, a livello nazionale, per saldo positivo extraregionale».

Secondo i dati dell’azienda sanitaria, «il 98% dei 223 trattamenti di brachiterapia ha riguardato l’apparato genitale femminile (cervice uterina), il cavo orale e il canale anale. Il San Salvatore, peraltro, si avvale anche di un altro macchinario-gioiello, la Iort: radioterapia intraoperatoria, cioè irradiazioni compiute durante l’intervento chirurgico: 74 gli interventi effettuati in due anni».

Con la stereotassica (che salva le cellule sane), invece, è stato dato uno stop ai viaggi al Nord Italia.

«Nove mesi fa», secondo il documento diffuso dall’Asl, «per farsi curare un tumore senza danneggiare le cellule sane di altri organi, i malati abruzzesi erano costretti a fare la valigia. Oltre ai malati-pendolari, con capolinea gli ospedali di Milano e Verona, c’erano i costi sostenuti dall’Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila: fino a 1000 euro a seduta, in termini di rimborsi dovuti alle aziende sanitarie fuori regione. Oggi, grazie alla lungimiranza della governance aziendale che si è dotata del macchinario della stereotassica, in 9 mesi la debolezza si è trasformata in forza, con un risparmio di circa 20mila euro. Il sofisticato macchinario – anch’esso in Abruzzo in uso esclusivo al San Salvatore, è in grado di distruggere la massa tumorale (tramite radiazioni) con scientifica precisione, come un tiratore scelto, senza danneggiare le cellule sane degli organi vicini. Nel novembre dello scorso anno, 20 pazienti abruzzesi (in ampia maggioranza della provincia dell’Aquila, ma anche da Teramo e Pescara) hanno potuto usufruire dell’alta tecnologia anche in Abruzzo. Alla luce anche della crescente richiesta di questo tipo di prestazioni, l’azienda sanitaria ha chiesto l’autorizzazione per aggiungere un altro acceleratore lineare».