Ragazzina di Sulmona nuda su facebook, chiesti 650mila euro di danni

Azione legale della famiglia della ragazzina finita senza veli sul social network. Citazione indirizzata a undici ragazzi (7 femmine e 4 maschi)

SULMONA. La sua foto senza veli era finita prima su un falso profilo di facebook e poi sui telefonini di mezza città. Ora i suoi genitori chiedono di essere risarciti insieme alla figlia dei danni morali e psicologici che la storia ha provocato: 650mila euro che dovrebbero sborsare gli 11 ragazzi, 7 femmine e 4 maschi, (tra cui nove minorenni), ritenuti responsabili della divulgazione della foto. Con loro sono stati citati davanti al tribunale civile di Sulmona dall’avvocato Alessandra Baldassarre che cura gli interessi della famiglia della ragazzina, anche i genitori degli otto minori. Oltre alla vicenda penale, ancora in fase preliminare, è partita quindi anche la causa civile con l’atto di citazione che è stato depositato nella cancelleria di piazza Capograssi lo scorso 30 giugno. Una mossa che ha scatenato la reazione delle famiglie prese di mira che si sono date immediatamente da fare per contrastare la richiesta di risarcimento che giudicano «velleitaria e fuori dal mondo».

«L’azione è destituita di fondamento, sotto ogni profilo, alla quale reagiremo con forza», afferma l’avvocato Alessandro Margiotta, difensore di uno degli undici ragazzi accusati di divulgazione di materiale pedopornografico. La particolare vicenda che ha creato scalpore e disappunto è partita nel gennaio del 2013 con la creazione di un profilo su facebook contenente una foto senza veli di una 13enne che la stessa si era fatta scattare sei mesi prima da un’amica. La foto era stata la richiesta di un ragazzo, F.B., il quale era riuscito ad averla con la promessa che l’avrebbe tenuta per sè, senza mostrarla ad altre persone. Ma in poco tempo la foto sarebbe finita prima sul telefonino di un amico, poi di un altro ragazzo e così via via, fino a quando è stata pubblicata sul profilo facebook, Giorgina Wdz, creato ad hoc da un gruppo di coetanei. Profilo che viene scoperto anche dalla sorella della ragazzina e subito dopo dai genitori che decidono di rivolgersi ai carabinieri. Nell’inchiesta partita il 7 gennaio, dopo l’audizione protetta della ragazzina, resta coinvolta una trentina di persone quasi tutte minorenni che alla fine diventano gli 11 attuali per i quali procedono in sede penale, sia il tribunale dei minori dell’Aquila, sia il tribunale di Sulmona. E da qualche giorno, anche in sede civile.

©RIPRODUZIONE RISERVATA