Reliquia di Giovanni Paolo II rubata, 50 carabinieri setacciano la Ienca

Il furto messo a segno due notti fa nella piccola chiesa di montagna tanto cara a Papa Wojtyla: operazione per ritrovare gli oggetti sacri. Corriere: sono solo tre al mondo le reliquie con il sangue del grande Papa

L'AQUILA

Le ricerche della reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II, rubata insieme a una croce, nella piccola chiesa di San Pietro della Ienca, alle falde del Gran Sasso tra Assergi e Camarda, per ora non hanno dato esito. Si passano al setaccio la zona e i casolari nelle vicinanze del santuario dove viene osservato il culto del beato. I carabinieri, cinquanta uomini diretti dal comandante provinciale, Savino Guarino, stanno seguendo tutte le ipotesi investigative: oltre al furto su commissione, ipotesi formulata dal presidente dell' associazione culturale San Pietro della Ienca, Pasquale Corriere, promotore delle iniziative di rilancio turistico del Gran Sasso, incentrato sulla figura di Wojtyla, si sta anche valutando quella di un devoto al beato che potrebbe aver portato a casa la reliquia perché convinto che il culto «diretto» possa dare maggiori benefici.

A livello di ipotesi perde quota quella del rito satanico in quanto nella chiesetta non ci sono segni in tal senso. A livello investigativo si stanno cercando di capire anche i motivi per i quali con la chiesa senza sistemi di allarme e spesso aperta e incustodita il furto sia stato fatto di notte forzando gli ingressi.

L'inchiesta della procura della Repubblica coordinata dal pm David Mancini, è per ora contro ignoti. Tra gli altri è stato ascoltato il parroco José Obama che ha scoperto il furto ieri mattina dando l'allarme: il furto nella chiesetta è stato messo a segno spaccando una finestrella laterale. Poi, i ladri hanno rotto il reliquiario e hanno fatto perdere le proprie tracce.

Papa Wojtyla verrà canonizzato il prossimo 27 aprile insieme con un altro grande pontefice, Giovanni XXIII.

Parla di "ignobile provocazione" l'arcivescovo Giuseppe Petrocchi. Ecco il suo messaggio: "Rinnovo la fiducia nei carabinieri e negli organi inquirenti, che stanno conducendo le indagini, nell’attesa che venga fatta verità su questa profanazione, che offende profondamente la coscienza religiosa e civile del nostro popolo. Invito tutti alla fervente preghiera di riparazione e di invocazione, affinché lo Spirito del Signore - crocifisso e risorto - ci aiuti a rispondere con la forza della carità alla ignobile provocazione, vincendo il male con il bene, e ci consenta di imitare questo splendido Padre della Chiesa (di cui abbiamo avuto la grazia e il privilegio di essere contemporanei!) nell’arte di rendere ogni sofferenza una occasione salvifica”, per crescere nella comunione con Dio e tra noi. In particolare, faccio appello agli autori di questa deprecabile azione affinché si aprano alla luce del Vangelo e restituiscano quanto prima alla Chiesa Aquilana la reliquia del nostro Protettore, che sarà presto innalzato agli onori degli altari.

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