Ricostruzione a Onna La promessa mancata 

Dopo dieci anni, solo in cinque dei 21 aggregati sono stati avviati i lavori Nardecchia Marzolo (Onlus): «Un libro per raccontare la nostra tragedia»

ONNA. Sabato mattina. È un freddo giorno di febbraio 2019. Il vento e uno svolazzìo di fiocchi di neve si baloccano nel vuoto di un paese che non c’è più. Qui, dieci anni fa, la vita ancora pulsava. Una nevicata, proprio in questo periodo, aveva imbiancato tetti, vicoli e piazzette. Una ventina di foto della coltre bianca che rendeva candido il paesaggio sono l’ultima testimonianza di un borgo svanito sotto i colpi di una scossa di circa trenta secondi che ha cancellato vite e case. Anche chi scattò quelle foto, alle 3.32 volò verso il cielo insieme alla polvere che tornando al suolo trasformò secoli di storia del borgo in un grigio indecifrabile e senza tempo.
LA RICOSTRUZIONE. Dieci anni dopo, la ricostruzione arranca. Onna doveva essere la priorità e invece chi arriva oggi trova appena 4 o 5 aggregati – sui 21 totali – nei quali i lavori sono iniziati. Una sola famiglia delle quasi cento che abitavano nel centro storico è rientrata nella sua casa demolita e poi ricostruita. Il resto è desolazione: macerie, spazi vuoti, silenzio. Nemmeno il vento che sibila e accartoccia ogni cosa riesce a smuovere l’aria di impotenza e desolazione che si respira da queste parti. Anche il già ricostruito sa molto di “finzione”. Quasi tutti i vecchi portali in pietra sono stati sostituiti da altri “moderni”. Il “com’era e dov’era” è il trionfo di chi ha voluto mettere, su una architettura rurale e povera, il vestito della festa ma lo vedi subito che ci sta come il cavolo a merenda. Le pietre “storiche” (che chi ci capisce definisce elementi lapidei), salvate a suo tempo dalla dispersione, sono ammonticchiate nell’area della ex tendopoli dove una volta c’era il campo di calcio realizzato su un terreno della parrocchia. Sono lì, ma non si possono toccare perché gli inventari fatti all’epoca non si trovano.
NUOVE STRUTTURE. Se qualcuno ha la curiosità di vedere in maniera plastica cosa è stata in questi anni la (non) ricostruzione delle frazioni può andare in piazza Umberto I, davanti alla facciata della chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo rifatta con i soldi e le “sollecitazioni” del governo tedesco. Da una parte vedrà l’edificio sacro, bello, imponente, tirato a lucido. Sulla destra un grande aggregato già ricostruito, per il resto l’immagine è più o meno la stessa di 10 anni fa. Qui le lacrime sono finite, ma l’amarezza e il dolore no. A ricordo della tragedia c’è un’opera d’arte, realizzata dall’artista Alessandro Kokocinski. Si trova all’angolo della canonica fra la piazza e via dei Martiri. Già i Martiri. Il ricordo della strage nazista del 1944 (17 vittime) è stata la spinta che ha portato i tedeschi a interessarsi di Onna e a ridare un po’ di fiducia alla popolazione. Da qualche anno ci sono due strutture fondamentali per la “tenuta” sociale del paese: casa Onna e Casa della cultura. Ma la gestione costa e le associazioni della frazione, con in testa la Onna onlus, fanno sempre più fatica a tenere il passo con le spese.
IL DECENNALE. Nonostante tutto sono state proprio le associazioni (oltre alla Onna Onlus, la Pro loco, il Centro anziani con la collaborazione di Parrocchia e Congregazione) che non hanno voluto che il Decennale passasse sotto silenzio magari oscurato dai “grandi eventi” che con molta probabilità animeranno il centro storico dell’Aquila dal 6 aprile in poi. «È quasi un anno che lavoriamo a un progetto capace di dare senso a una ricorrenza che è memoria e sguardo al futuro allo stesso tempo», dice Margherita Nardecchia Marzolo, presidente della Onna Onlus. «Proprio in questi giorni stiamo mandando in stampa un libro con gli scritti di quasi 40 onnesi ai quali abbiamo chiesto di raccontare questi dieci anni, libro che presenteremo il 30 marzo. C’è poi un documentario del giornalista e film-maker Francesco Paolucci che per circa un anno è stato con noi, ha raccolto interviste e ha seguito gli eventi più importanti. La presentazione ci sarà il 7 aprile. Inoltre non mancheranno mostre fotografiche, una di Carlo Cassano sugli onnesi che dopo il terremoto si sono rimboccati le maniche per contribuire alla rinascita e un’altra di un fotografo tedesco, Goran Gnaudschun che si è interessato a Onna grazie al Goethe Institut. La notte fra il 5 e il sei aprile, alle 3,32 vorremmo illuminare il centro storico, quel centro storico che 10 anni fa cadde nel buio e fu bagnato dalle lacrime di chi pianse le 40 vittime e la devastazione totale. Nel pomeriggio del sei aprile accoglieremo coloro che sono venuti ad aiutarci dieci anni fa. Trascorreremo qualche ora insieme per dire loro grazie. Nel tardo pomeriggio ci sarà un concerto offertoci dalla città di Rottweil. Questi sono gli avvenimenti principali, ma ce ne sono anche altri. Per finanziare tutto ciò stiamo rispondendo all’avviso comunale Restart che prevede contributi proprio per il Decennale. Siamo certi di avere una risposta positiva, credo che Onna meriti la giusta attenzione».
SPAZI PUBBLICI. «Il Decennale», dice il presidente della Pro loco Vincenzo Angelone, «spero sia anche un momento di riflessione sullo stato della ricostruzione, adesso è necessaria un’accelerazione, non si può pensare di dover attendere altri dieci anni per vedere il paese ricostruito. E poi ci sono da progettare sottoservizi, strade e spazi pubblici. Noi abbiamo da anni un finanziamento per rifare l’ex forno ma finora non si è mosso nulla».
GLI ANZIANI. «Nei loro occhi vedo rassegnazione», dice Gianfranco Busilacchio, presidente del Centro anziani, «e questo fa male e dovrebbe interrogarci tutti, dalle istituzioni a noi semplici cittadini».
©RIPRODUZIONE RISERVATA