Rischi sismici, l’Ingv dà l’esempio

Scelta la sede in centro storico. Boschi: «Così faremo prevenzione»

L’AQUILA. La nuova sede dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in centro storico all’Aquila è ormai cosa fatta.
Ieri mattina il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, ha eseguito un sopralluogo accompagnato dall’ingegner Pasquale De Santis, suo assistente, dal senatore Enzo Lombardi e dal consigliere regionale Luca Ricciuti. L’edificio di via dell’Arcivescovado, dietro la chiesa delle Anime Sante, è in ottime condizioni.

Professor Boschi, che significato ha la scelta di una sede dell’Ingv in centro storico?
«Significato simbolico e importante perché è dai tempi di Gaspari ministro che noi abbiamo cercato di creare un centro all’Aquila. Poi cadde il governo e non se ne fece niente. Stiamo cercando di mettere i nostri ricercatori nelle zone più sismiche. Adesso se ne riparla con il presidente Gianni Chiodi e dico grazie al senatore Lombardi, ai consiglieri regionali Antonio Del Corvo e Ricciuti, che stanno credendo in questa nuova iniziativa. Lo scopo è quello di assumere giovani, ricercatori e tecnici, che risiedono all’Aquila e che si mettano a lavorare nel campo della ricerca sismologica avanzata. Avranno l’Abruzzo come campo di indagine fondamentale, perché, dal punto di vista sismologico, è di grande interesse come dimostrano i terremoti del passato, compreso quello del 6 aprile. Questo è il nostro scopo. Siamo venuti a vedere questo edificio che è rimasto in piedi. L’abbiamo verificato ed è in uno stato di lavori molto avanzato».

Quali i tempi di attesa prima di essere operativi?
«Speriamo di aprire nel giro di tre mesi ma forse siamo troppo ottimisti. Comunque in tempi brevi».

Dopo l’inchiesta e le polemiche sugli allarmi inascoltati, c’è qualcosa che non rifarebbe?
«Se avessi saputo a priori che sarebbe arrivato il terremoto, mi sarei inventato qualcosa, avrei dato di matto per evitare la tragedia. Ma questo non è stato possibile. Una cosa, però, va capita: L’Aquila e l’Abruzzo sono zone sismiche. L’unica cosa da fare è prendere provvedimenti precauzionali e fare una politica di difesa e prevenzione del territorio. Per questo voglio avere una sede così in centro storico, vorrei che gli aquilani e gli abruzzesi vivessero da vicino gli studi sui terremoti. La cosa cambia drasticamente. Se i sismologi sono a Roma o a Milano e il rischio sismico è in Abruzzo in Calabria non è la stessa cosa».

Haiti, Cile. Da un po’ di tempo a questa parte non è che la Terra stia tremando più del solito?
«Sì, è un periodo in cui stiamo osservando forti terremoti, però questo non ha un significato particolare. Se si va a guardare l’attività sismica del pianeta degli ultimi 100 anni essa è costante. Tenga conto che la Terra ha la sismicità come caratteristica fondamentale. Se non ci fossero i terremoti non ci sarebbe neanche la vita. I terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno».

L’esperimento dei geoneutrini nel Laboratorio del Gran Sasso può aiutare a prevedere i terremoti?
«No, assolutamente no, servirà a capire forse meglio come funziona la Terra nel suo complesso. Però, prevedere i terremoti con esattezza non sarà possibile, almeno non nei prossimi decenni».

Un convegno di geologi (vedi servizio in pagina) rilancia i rischi sismici nella zona della Valle Peligna. Cosa ne pensa?
«Penso che è inutile lanciare gli allarmi, adesso ci vogliono decisioni politiche importanti per mitigare i rischi. Questo non è un compito della scienza, ma della politica. Il terremoto non è un problema, è la gestione poco oculata del territorio che crea problemi, come si vede drammaticamente all’Aquila. L’Italia, dall’Abruzzo in giù, è fortemente sismica».

Se lei si dovesse costruire una casa quali materiali sceglierebbe?
«Dipenderebbe dai soldi a mia disposizione, ma penserei subito al legno. In un edificio pubblico utilizzerei le tecniche molto avanzate che ha usato la Protezione civile, come gli isolatori sismici. Non sono un ingegnere, ma non c’è dubbio che esistono tecniche di costruzione tali da resistere bene in caso di terremoto».

Che idea si è fatto dell’inchiesta sul G8 che ha coinvolto anche Bertolaso?
«Sono convintissimo che Bertolaso non c’entri assolutamente niente. Il suo desiderio di fare subito, che condivido, potrebbe averlo portato a non controllare. Non so se intorno a lui c’erano persone di cui si fidava che hanno commesso qualche sciocchezza. Vede, non è che abbia particolare simpatia per Bertolaso, ma sulla sua innocenza non ho dubbi e sono certo che la dimostrerà».