I sacchetti non biodegradabili sequestrati dai carabinieri forestali

INQUINAMENTO / L'INDAGINE

Sacchetti non biodegradabili, sequestri all'Aquila e a Roma

Milioni di shopper bloccati dopo le perquisizioni in trenta negozi, 19 le persone sospettate di vendita con segni mendaci

L'AQUILA. Milioni di sacchetti in polietilene per la spesa con la falsa dicitura «Sacco biodegradabile e compostabile» per complessive otto tonnellate, sono stati sequestrati in seguito a perquisizioni in trenta negozi nelle province di Roma e L'Aquila. L'operazione ha visto impegnati novanta carabinieri forestali del gruppo dell'Aquila e di Roma con altri 12 militari del comando Provinciale dell'Aquila. L'autorità giudiziaria ha emesso decreti di perquisizione e sequestri contestando a 19 persone i reati di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (articolo 517 codice penale) e gestione illecita di rifiuti (articolo 256 decreto legislativo 152/2006). Tutto nasce da controlli coordinati dal comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei carabinieri e promossi da Interpol per il contrasto a sversamenti di rifiuti nell'ambito dei quali il nucleo di polizia ambientale e agroalimentare forestale (Nipaaf) dell'Aquila aveva individuato sacchetti di insolita consistenza con scritto «100% biodegradabile compostabile». Le analisi chimiche avevano poi rivelato che i sacchetti erano fatti di un polimero non biodegradabile né compostabile, erano quindi non idonei all'utilizzo e alla commercializzazione. Da luglio 2018 a oggi risultano importati oltre 10 milioni di sacchetti di questo tipo. I carabinieri forestali, coordinati dal responsabile dell'operazione, tenente colonnello Antonio Renato Rampini, comandante del Nipaaf L'Aquila, hanno individuato l'importatore e sono risaliti alla documentazione doganale che già li indicava come «sacchetti in polietilene per frutta e verdura» e che, quindi, non erano da immettere sul mercato poiché riportavano, falsamente, la scritta «biodegradabile» e avrebbero causato inquinamento ambientale. Perquisizioni e sequestri sono stati disposti dalla procura e dal tribunale dell'Aquila.