San Demetrio tra danni e mancati sostegni 

Il sindaco Cappelli punta alla valorizzazione dell’area artigianale del paese La ricostruzione privata procede lentamente. Cinque le chiese ancora chiuse

SAN DEMETRIO NE’ VESTINI. San Demetrio ne’ Vestini. Già il nome la dice lunga sulla storia millenaria di questo paese a meno di 20 km dall’Aquila in cui ambiente, arte e storia si mescolano facendone un luogo da vedere e da vivere. Ma anche qui il terremoto ha colpito duro. Il Comune, circa 2000 abitanti, fa parte dell’ottava area omogenea, che è la zona dove ci sono stati più danni (il 70% del totale). «Eppure», dice il sindaco di San Demetrio Silvano Cappelli, «gli interventi per il rilancio economico e sociale del territorio – non solo del mio Comune ma di tutta l’ottava area omogenea – qui praticamente non sono arrivati. Credo invece che bisogna tenere conto dei danni subiti, non si può mettere sullo stesso piano nella ripartizione dei fondi un Comune piegato dal terremoto con uno nel quale le tracce del sisma bisogna quasi andarsele a cercare».
SOSTEGNO ECONOMICO. Cappelli aveva chiesto sostegno economico per la valorizzazione e l’infrastrutturazione dell’area artigianale: «Senza nulla togliere a chi i fondi per l’area artigianale li ha giustamente e correttamente ottenuti», sottolinea il sindaco, «non capisco perché a noi e ad altri Comuni ad oggi sono stati negati. Potenziare l’area artigianale significa attrarre imprese, dare lavoro e un futuro concreto a chi vuole restare». Cappelli sottintende che nella gestione del “famoso” 4% per lo sviluppo (calcolato sui fondi destinati alla ricostruzione) c’è bisogno di una sterzata, una sorta di cambio di governance. La “regia” politica della ricostruzione sociale ed economica dei cosiddetti Comuni minori è affidata a un tavolo al quale partecipano i referenti delle 8 aree omogenee. È chiaro che se nella ripartizione dei fondi non viene utilizzato un criterio equo e che tenga conto dei danni subìti, ogni area omogenea cerca di portare a casa il massimo ottenibile e alla fine c’è una sorta di distribuzione “a pioggia” che, nei paesi dove i danni sono stati molti, ha l’effetto di una goccia d’acqua nel deserto. «Tanti sono stati in questi anni i progetti messi in cantiere», continua Cappelli, «ma purtroppo ci siamo sempre scontrati con una logica che non tiene conto delle reali esigenze. L’area omogenea 8 deve avere la giusta attenzione. Se è vero che L’Aquila ha una sua centralità è anche vero che la città sarà più forte se i paesi del circondario saranno ben ricostruiti e valorizzati restituendo loro quello che il terremoto ha tolto e dando una spinta al tessuto economico, altrimenti faremo tutti un buco nell’acqua, i soldi verranno spesi ma alla fine non produrranno l’effetto previsto». A San Demetrio la ricostruzione privata procede con burocratica lentezza. Qua e là si vedono delle gru, ma per la rinascita del centro ci vorranno ancora diversi anni.
NATURA E ARTE. Il lago Sinizzo, le grotte di Stiffe, tanti paesaggi mozzafiato: questi sono i tesori che la natura ha “donato” a San Demetrio. Poi ci sono i tesori realizzati dall’uomo nei secoli che qui sono soprattutto le chiese. Ce ne sono sette in tutto. Cinque, le principali, sono chiuse dal 2009. I fedeli di San Demetrio utilizzano ancora un Mep (modulo ecclesiastico provvisorio) perché le due chiese “agibili” sono poco più che delle cappelle. In 10 anni non c’è ancora un progetto per il recupero di almeno una delle chiese e in particolare la Parrocchiale dedicata a San Demetrio martire che si trova all’ingresso del paese ed è visibile a tutti coloro che passano sulla strada che porta alla Valle Subequana. Per provare a smuovere la situazione di recente si è formato un comitato che sta cercando di capire il perché di questa sorta di buco nero nella ricostruzione di San Demetrio. «Con nostro grande disappunto», dice Giuseppe Pichelli, che fa parte del comitato, «abbiamo scoperto che per le nostre chiese in 10 anni non è stato stanziato un euro, abbiamo avuto un incontro con il segretario regionale ai beni culturali Stefano D’Amico che è stato molto disponibile ad ascoltarci e presto verrà a rendersi conto della situazione, ma sui tempi per l’avvio dei lavori nessuna certezza». La chiesa nel cuore del paese dedicata a Santa Maria dei Raccomandati è ancora puntellata e il degrado aumenta di mese in mese. La navata era abbellita dalle opere di Teofilo Patini, portate in un posto sicuro. La chiesa parrocchiale è invece stata costruita nel XVII secolo su un edificio preesistente. Il campanile fu realizzato su una torre di avvistamento che risale probabilmente al XII secolo. Lo storico di San Demetrio Antonio Piacentini quasi si emoziona quando ripercorre la storia di questo paese in cui religiosità popolare, usi, costumi e tradizioni hanno dato e continuano a dare agli abitanti un’identità forte che si esprime ancora attraverso riti secolari come quello della Madonna Rossa la mattina di Pasqua quando all’annuncio della risurrezione di Cristo, la Madonna, collocata sull’altare, abbandona le vesti a lutto per indossare il manto rosso simbolo di gioia e rinascita. Durante l’anno ci sono diverse iniziative per la valorizzazione delle produzioni locali fra cui la festa del grano e del pane.
LA CULTURA. Anche la cultura ha le sue punte di eccellenza. Dopo il sisma è nato il Teatro Nobel per la pace dove si svolgono laboratori di teatro e per la realizzazione di cortometraggi, attività di animazione, corsi di formazione, concerti, spettacoli, proiezioni di film e tanto altro. San Demetrio è un paese vivo e vitale che vuole credere nel suo futuro. Basterebbe che le istituzioni e chi ha in mano le leve della ricostruzione avessero, da subito, maggiore attenzione magari ascoltando di più le popolazioni locali e chi le rappresenta.
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