San Pio delle Camere, azzannato dal cinghiale nel bosco: grave cacciatore 

L’uomo è stato assalito nel bosco dall’animale cui aveva sparato senza ucciderlo. L’esemplare è stato poi abbattuto da un altro cacciatore

SAN PIO DELLE CAMERE. Un uomo di 65 anni è ricoverato in gravi condizioni, ma non rischia la vita, dopo essere stato azzannato da un cinghiale durante una battuta di caccia. Si tratta di S.M., di San Pio delle Camere, che si trova adesso ricoverato nell’ospedale San Salvatore. L’incidente si è verificato domenica scorsa proprio nel bosco di San Pio delle Camere. L’uomo, che tra l’altro è un buon tiratore, ha notato l’animale e ha esploso un colpo colpendolo di striscio. L’ungulato, anziché fuggire, ha avuto una reazione violentissima che è tipica degli animali feriti: ha assalito il cacciatore che nel frattempo si era avvicinato per sparare un altro colpo e lo ha azzannato in più parti del corpo e, in particolare, alle gambe. Non avrebbe avuto scampo se, insieme a lui, non ci fosse stato un altro cacciatore che ha esploso altri colpi e ha abbattuto l’animale. Poi sono scattati i soccorsi e il cacciatore è stato trasportato all’ospedale San Salvatore in condizioni allarmanti. Infatti ha riportato profonde lacerazioni in diverse parti del corpo e, in particolare, alle gambe. È stato ricoverato nel reparto di Chirurgia e sottoposto a un intervento. Gli sono stati somministrati degli antibiotici per bloccare sul nascere il rischio di infezioni e complicazioni. La prognosi è di 45 giorni salvo complicazioni. Il caso è stato segnalato ai carabinieri ma non sembra che ci possano essere importanti conseguenze di natura giudiziaria.
Il Meetup “Amici di Beppe Grillo” dell’Aquila è intervenuto, nei giorni scorsi, sulla gestione dei problemi inerenti ai cinghiali e agli interventi sui pascoli da parte del Parco Gran Sasso-Laga. Il movimento ritiene «inaccettabile, oltre che grave , il dato sul calo della produzione di lenticchie di Santo Stefano, reso pubblico dall’omonima associazione, che parla di una riduzione del 50% della produzione rispetto al passato». Critiche al Parco anche per «la recinzione e cementificazione dei laghetti usati per l’abbeveraggio, che hanno spinto a valle i cinghiali».
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