Scavi a Porta Barete sì al vincolo archeologico

Dopo gli ultimi ritrovamenti prende corpo l’ipotesi dell’intervento di tutela Ma le mosse della Soprintendenza preoccupano i residenti di via Roma

L’AQUILA. Prende sempre più corpo l’ipotesi di un vincolo archeologico per l’area di Porta Barete.

Dopo gli ultimi ritrovamenti, a partire dall’antica struttura muraria con cui nel 1308 era stato realizzato il corpo di guardia della porta, per arrivare al leone in pietra calcarea, di epoca romana, rinvenuto nei giorni scorsi, la necessità di tutelare l’area sembra ormai acclarata.

L’ipotesi, che comincia a serpeggiare anche negli ambienti della Soprintendenza ai beni culturali, preoccupa però i residenti di via Roma 207. La palazzina gravemente danneggiata dal terremoto e demolita nei mesi scorsi, infatti, si trovava a circa quattro metri dalle mura e proprio le sue fondamenta pesavano sulle antiche pietre di Porta Barete.

È per questo che il condominio rischia di essere delocalizzato, seppur di qualche metro, per permettere la conservazione e la valorizzazione dei reperti emersi durante lo scavo stratigrafico, cominciato solo la scorsa settimana.

Il vincolo archeologico potrebbe bloccare l’impresa edile nella ricostruzione del civico 207. In assenza di questo strumento, invece, non è possibile procedere alla sostituzione edilizia a meno che i proprietari non siano d’accordo, come previsto nel piano di ricostruzione. Intanto, vanno avanti i lavori di realizzazione del muro di contenimento del terrapieno di via Roma, dopo essersi fermati per una breve pausa chiesta dall’amministrazione. Insomma, a conti fatti, seppure la palazzina venisse spostata, l’area sarebbe ormai molto compromessa e l’antica porta rischierebbe di diventare una “cattedrale nel deserto”, chiusa tra costruzioni di molto meno pregio come il ponte di via Roma, la struttura di Carrefour e il centro commerciale di via Vicentini. La valorizzazione archeologica dell’area dunque risulterebbe complessa: in epoca medievale, infatti, oltre alla porta doveva esserci un grande ambiente, una piazza, e un’antiporta che precedevano la linea delle mura. A decidere il da farsi saranno la direzione regionale ai Beni culturali e il Comune, che per il momento sembrano giocare a un rimpallo di responsabilità. Per quanto riguarda il vincolo, il primo parere è proprio quello della Soprintendenza archeologica, anche se in ultima istanza è la Direzione regionale a decidere. Sulla dislocazione della palazzina, invece, dovrebbe intervenire l’ente comunale. In tal senso potrebbero essere decisivi i prossimi giorni: lo scavo nella zona, infatti, durerà un altro mese e al termine delle indagini sarà fatta un’analisi completa dei ritrovamenti, in modo da avere il maggior numero di elementi possibile per stabilire il destino dell’area.

Michela Corridore

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