Selvaggina, pesci ma anche frutta secca Ecco i cibi del passato

Nuovo appuntamento con “Archeologia a chilometro zero” Al Musé si parlerà di come si nutrivano gli abitanti del Fucino

CELANO. Cosa mangiavano gli uomini primitivi del Fucino? E come è cambiata l’alimentazione nei corso dei millenni? Per dare una risposta a questi interrogativi la Soprintendenza, nell’ambito dell’iniziativa “Archeologia a chilometro zero”, ha dedicato l’incontro di oggi pomeriggio al Musé Paludi, alle trasformazioni del cibo nel bacino del Fucino, dalla preistoria ad oggi, attraverso i reperti venuti alla luce e l’esperienza di chi opera nel settore.

L'incontro, con inizio alle 15.30, sarà presieduto da Emanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza e responsabile degli scavi nella Marsica.

I partecipanti, per la prima volta, attraverso i reperti custoditi nel deposito della Soprintendenza, all’interno del Museo, potranno conoscere le abitudini alimentari dei nostri antenati a partire dal Paleolitico superiore (23.000 anni fa).

I resti recuperati nella Grotta del Pozzo di Ortucchio mostrano una preferenza per il camoscio, il cervo, lo stambecco e le trote.

Nel corso dell’incontro verrà mostrato un chiocciolaio, risalente a più di 10.000 anni fa e composto da centinaia di lumache: pasto di individui che avevano trovato rifugio nella grotta.

Siamo in un’era in cui l’uomo era un cacciatore-raccoglitore nomade e viveva nelle grotte. Si cibava di selvaggina, di frutti selvatici e di radici.

A partire dal Neolitico (9.000 anni fa) le abitudini alimentari cambiano. L’uomo primitivo inizia a coltivare la terra, producendo cereali, e ad allevare animali, soprattutto maiali. Da nomade diventa stanziale e sorgono i primi villaggi. In epoca romana (III secolo a.C. - X secolo d.C.), ci si cibava con carne soprattutto di maiale – come dimostrano le numerose porcilaie rinvenute nella necropoli scoperta di recente a Celano – e con il pane di grano, accompagnato con olive, fichi e olio.

Il pane era l’alimento principe dei legionari In alcune tombe di Ortucchio (II-I secolo a.C.) sono stati rinvenuti resti di maiali e di ovini, ma anche di fagiani e di pesci. Nel fondo di un’anfora, recuperata all’interno di un pozzo ad Alba Fucens, sono rimasti, invece, i resti di pesche e di noci. Il ritrovamento di resti di pesci dimostra l’importanza che la presenza del lago, in tutte le epoche, ha avuto nell’utilizzo delle risorse alimentari.

Con il suo prosciugamento, nella seconda metà dell’800, la piana del Fucino diventa coltivabile e l’agricoltura la principale fonte di cibo.

Il fenomeno che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni è la globalizzazione delle abitudini alimentari.

Sempre più spesso il pranzo è uno spuntino. Un hamburger, un tramezzino, una pizzetta al bar, e via.

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