Sesso nel B&b, due arresti

Donne e transessuali sorpresi dalla polizia, seconda casa attivata ad Avezzano

L’AQUILA. «Vieni e porta un’amica bionda, perché all’Aquila le donne nere non piacciono...capito? Quelli che vanno neri so’ solo i trans». L’uomo, che non sa di essere intercettato, contatta una donna che offre sesso a pagamento e le propone di sbarcare nel capoluogo regionale, mettendole a disposizione la stanza di un bed and breakfast vicino al casello autostradale dell’Aquila Ovest, spiegando, a grandi linee, quali sono le principali “preferenze della piazza”. E quando la casa del piacere lungo la Statale 17 è piena, la proposta è quella di spostarsi ad Avezzano, via Sabotino, zona Sud. La polizia, tra intercettazioni, pedinamenti, appostamenti e “interviste” ai clienti, piomba nella struttura ricettiva, fa scattare due arresti e interrompe quello che il giudice definisce «l’esercizio della casa di prostituzione presso un affittacamere».

CHI SONO. Da ieri sono agli arresti domiciliari con l’accusa di sfruttamento della prostituzione Agostino Di Carlo, di 68 anni, di Vigliano di Scoppito e Giuseppe Cerasoli, di 69 anni, nato a Ginosa (Taranto) e residente all’Aquila. Sono assistiti dagli avvocati Antonio e Francesco Valentini (il primo) e Ferdinando Paone. Secondo le accuse formulate dal sostituto procuratore Stefano Gallo, e condivise dal gip Giuseppe Romano Gargarella, che ha disposto la misura cautelare, il primo, nella sua qualità di gestore di un’attività di affittacamere, e il secondo come procacciatore delle ragazze e dei transessuali che venivano accompagnati nella struttura, «abitualmente e professionalmente mettevano a loro disposizione gli alloggi della struttura dove veniva esercitata la prostituzione dietro la corresponsione di almeno 50 euro per giorno/pernottamento». Nella vicenda è coinvolta anche una donna della Repubblica Dominicana, che operava principalmente nella Marsica, la cui posizione è stata stralciata e inviata per competenza territoriale alla procura della Repubblica di Avezzano.

I MESSAGGI L’indagine, durata circa 8 mesi, è partita nel mese di ottobre 2015 quando il viavai nel bed and breakfast veniva posto sotto i riflettori da parte degli uomini della squadra Mobile dell’Aquila, oggi guidati dal dirigente Gennaro Capasso. Secondo quanto sostiene l’accusa, «le stanze dell’affittacamere venivano affittate esclusivamente a donne e transessuali per esercitarvi la prostituzione». L’attività veniva diffusa con specifici annunci pubblicati su siti Internet specializzati con le foto delle persone e i recapiti telefonici, che cambiavano periodicamente. Inizialmente il gestore della struttura si avvaleva di un altro collaboratore, poi sostituito. A svelare cosa avvenisse nelle stanze del B&b è stato un cliente “intervistato” all’uscita. Da lì è partita tutta l’attività investigativa con una serie di riscontri, tra cui le telefonate nelle quali i due arrestati affrontavano discorsi economici «evidenziando il comune interesse economico derivante dal favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione».

TUTTO ESAURITO Dalle telefonate emergono anche alcuni aspetti particolari. Quando la casa dell’Aquila non aveva stanze a disposizione, la clientela veniva smistata ad Avezzano. Non sempre, tuttavia, l’attività marciava a pieno regime. Ad esempio, nel periodo delle feste di fine anno, i due interlocutori al telefono si rammaricano del fatto che «quessi amano passare le vacanze nei paesi loro...chi parte, chi si sposta da un’amica...mo’ vedo se riesco a contattare qualcuno...ti faccio sapere». In un’altra telefonata intercettata i due si lamentano del fatto che le ragazze «prima rimanevano per quindici giorni mentre adesso vanno via prima». I discorsi riguardano anche il costo delle stanze. Cinquanta euro a notte, 350 a settimana, con la proposta di affittare la stanza anche per un anno, a un canone mensile di 450 euro comprese le spese di gestione. Un giro d’affari interrotto dal bussare di un poliziotto.

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