Sfollato dorme nella roulotte, stroncato da un infarto a 52 anni

Ville di Fano di Montereale, operaio comunale si sente male e muore a bordo dell’ambulanza, tra le ipotesi del decesso la temperatura (scesa fino a meno 17) e lo stress per le scosse continue

MONTEREALE. Il terremoto, la paura, lo stress, il freddo. È stato il cocktail mortale che ha ucciso un uomo di 52 anni a Montereale. Bruno Anzuini, dipendente del Comune, dal 18 gennaio aveva deciso, per stare più tranquillo, di dormire con la famiglia in una roulotte parcheggiata davanti alla sua abitazione a Ville di Fano, frazione di Montereale, il paese epicentro del terremoto. Ieri notte la temperatura è scesa, in alcune zone, fino a -17 gradi. In quella roulotte, seppure in qualche modo riscaldata, dormire è comunque un’impresa.

Verso l’una di notte l'uomo ha accusato un malore. La moglie ha subito chiamato la guardia medica. Un’ambulanza della Pubblica assistenza di Montereale è partita per prelevarlo e trasportarlo al pronto soccorso. Ma l’uomo si è spento lungo il tragitto verso l’ospedale. Lo ha stroncato un infarto.

Anzuini era conosciuto da tutti nel paese dell’Alta Valle dell’Aterno. Era un operaio e si occupava della pulizia di strade, marciapiedi e luoghi sacri del paese e delle sue numerose frazioni. «Per noi», dice il sindaco di Montereale Massimiliano Giorgi, «la morte di Bruno è una tragedia. A me, in particolare, provoca una grande rabbia, perché è una vittima del terremoto. Sì, era malato, ma lo stress di questi giorni, il fatto di dormire nella roulotte, il freddo polare di questi ultimi giorni: non posso evitare di pensare che sia stato questo ad ucciderlo».

La moglie della vittima, contattata dal Centro, smentisce che il malore sia stato causato dal freddo e che quindi questa possa essere considerata la causa scatenante dell’infarto. Le ore dei soccorsi sono state molto concitate e resta un profondo rammarico per un tentativo di salvataggio che purtroppo non si è concluso nel migliore dei modi.

A Montereale la situazione post-terremoto è pesante. Il paese, di fatto, si è svuotato a causa del susseguirsi delle scosse che non concedono tregua. Nessuno dorme più in casa. Pochi i negozi aperti. «È un destino al quale dobbiamo ribellarci», dice il sindaco, «perché non possiamo accettare che, passata l’emergenza dei primissimi giorni, il paese venga lasciato morire».

VOLONTARIATO E POLEMICHE. Nonostante i grandi sforzi profusi dalle associazioni locali, prima tra tutte la Pubblica assistenza di Montereale, non mancano attacchi e polemiche. Sulla situazione di Cesaproba e del distretto di Piedicolle interviene Santina Corona, responsabile della Pubblica assistenza. «I pazienti al distretto sanitario sono assistiti 24 ore al giorno con personale nostro.

La tensostruttura di Cesaproba montata dall’Anpas è gestita dalla Gcvpc Carsoli, con 4 volontari, e due ragazzi di Cesaproba dell’Associazione Avam. Il Dipartimento nazionale, superata la primissima emergenza maltempo, ha avvicendato i gruppi di Bergamo e Milano mandati in supporto e, tramite la Regione, ha ripreso in carico la gestione con i propri volontari, assolutamente in grado di seguire al meglio il proprio territorio. Nessun paziente è abbandonato, nessuno è lasciato da solo. Non vogliamo pubblicità perché siamo volontari, ma diciamo no alle strumentalizzazioni. Si sta lavorando al meglio per garantire il massimo supporto alla nostra gente».

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