fontana luminosa

Si “veste” di rosso Palazzo Leone

Divergenza di opinioni sulla ristrutturazione dell’edificio

L’AQUILA. La città che rinasce. Spicca per il nuovo colore rosso pompeiano Palazzo Leone, storico edificio del periodo fascista, appena restaurato, di fronte alla Fontana luminosa. E subito desta la curiosità degli aquilani, che nella piazza virtuale di Facebook mettono a confronto il “prima” e il “dopo” e si interrogano sulla qualità e sulla riuscita dell’intervento. Commenti disparati, soprattutto sulla scelta del colore, che non convince del tutto chi fa il paragone con il palazzo accanto, la Casa del Combattente. E qualcuno storce la bocca per l’aggiunta, ben visibile, di tetto e mansarda, quando nel progetto originario era presente un unico terrazzo. «È diverso da quello di destra: molto sbagliato, secondo me, cambiare l'immagine della città. Ripristinare è la parola giusta», scrive una cittadina. «In realtà non sono propriamente gemelli», replicano, «anche se si riferiscono allo stesso periodo storico e hanno lo stesso fronte semi-cilindrico. Palazzo Leone venne inoltre sopraelevato nell'immediato dopoguerra, per cui presenta un livello in più rispetto alla Casa del Combattente. L'attuale tinteggiatura comunque è perfetta». C’è chi sottolinea come quello scelto sia «il colore classico dello stile littorio». E chi si appella alle reminiscenze storiche: «Mia madre ultraottantenne mi dice che in origine il colore era quello che hanno ridato adesso, che era anche il colore originale della piscina comunale».

Insomma, il dibattito è aperto e c’è chi lo affronta dal punto di vista tecnico: «Il colore di una città, quella storica, non nasce mai per caso. È il frutto dei colori delle pietre e spesso delle terre del territorio. Non un esercizio arbitrario, con in mano una mazzetta ral. Soprattutto quando si ha a che fare con edifici vincolati, in assenza di un piano del colore. Una stratigrafia degli intonaci meno soggetti a manipolazione (in prossimità degli sporti di gronda per esempio) metterebbe a riparo da pacchiane scelte “creative”».

Romana Scopano

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