L'AQUILA

Spunta dall’antica Aveia la via Claudia Nova 

Nella zona di Fossa riportata alla luce una strada nevralgica per i collegamenti. La soprintendente Vittorini: ora l’obiettivo è salvaguardare e valorizzare il sito

L’AQUILA. L’ipotesi che la via Claudia Nova attraversasse il territorio aquilano era stata avanzata nel tempo da molti studiosi. Di quella che doveva essere una strada monumentale e nevralgica per gli scambi in epoca romana, il cardo maximus della perduta città di Aveia, tuttavia, non c’era nessuna testimonianza archeologica, fino ai primi mesi dello scorso anno quando nella zona di Fossa, in via Sant’Eusanio, le indagini svolte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Ufficio speciale per la Ricostruzione, è tornato alla luce un ampio e ben conservato tratto dell’antica strada.
LA STRADA. A darne notizia è la stessa Soprintendenza: «Grandi basoli calcarei accostati gli uni agli altri con tecnica accurata e raffinata, nei quali si vedono ancora chiaramente le profonde incisioni dovute all’intenso traffico dei carri, sono spuntati dal terreno durante i lavori di ricostruzione post-sisma. Un tratto integro della lunghezza di circa 30 metri e della larghezza stimata di 4-5 metri che doveva essere affiancato da un marciapiede porticato largo oltre 2 metri e dalle adiacenti costruzioni monumentali andate distrutte».
CERNIERA. La strada era la cerniera tra Aveia alta e quella bassa, tratto urbano di quell’asse stradale voluto dall’imperatore Claudio. Della perduta città di Aveia scompare ogni traccia dal VII-VIII secolo dopo Cristo, probabilmente per i danni dovuti a catastrofi naturali (allagamenti, frane della montagna o terremoti). La scoperta della monumentale strada offre nuove e inedite certezze alle ipotesi di ricostruzione storica dell'importante centro romano.
VALORIZZAZIONE. «È stata attivata, fin dal rinvenimento, una forte azione di sensibilizzazione ai fini dell’auspicabile valorizzazione dei resti monumentali che muterebbero, d’improvviso, immagine e vocazione del centro di Fossa e della sua area», continua la Soprintendenza.
«Siamo da mesi impegnati in un’attenta valutazione condivisa della situazione», affermano la Soprintendente Alessandra Vittorini e il responsabile dell’Usrc Paolo Esposito, «con l’obiettivo prioritario di individuare gli strumenti e le procedure più idonee a garantire la salvaguardia e la valorizzazione di un contesto archeologico di straordinaria importanza per il territorio e il corretto svolgimento del processo di ricostruzione pubblica e privata. All’impegno congiunto profuso nella prima fase di conoscenza e indagine archeologica si è aggiunto da diversi mesi il lavoro sui tavoli tecnici interistituzionali, in cooperazione con tutti gli enti e i soggetti coinvolti».
INDAGINI. Le modalità di indagine, studio e valorizzazione dovranno contemperare le esigenze di tutela con le esigenze di ricostruzione del tessuto urbano ed edilizio. «Su questo delicato tema sono in corso da mesi confronti tra tutti gli enti e i soggetti coinvolti nel piano, alla comune ricerca di soluzioni di revisione progettuale, spostamento, delocalizzazione e/o ridefinizione viaria dell’intera area», conclude la Soprintendenza.
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