Stalker seriale, si avvicina il processo

Il pm chiude le indagini a carico di Di Gregorio e si accinge a chiedere il giudizio immediato

L’AQUILA. La Procura, sulla scorta della montagna di prove acquisite dalla squadra Mobile, ha chiuso le indagini e si accinge a chiedere al gip la fissazione del giudizio immediato a carico dello stalker seriale Stefano Di Gregorio. La polizia, in occasione del suo arresto avvenuto circa tre mesi fa, gli fece un numero di contestazioni considerevoli: l’uomo non aveva terrorizzato solo l’ex fidanzata annunciando la presenza di finte bombe alla scuola di Bazzano dove lei lavorava, ma è accusato di aver reso la vita impossibile anche ad altre persone: in particolare due donne. Fermo restando che le minacce più pesanti sono state sempre rivolte alla ex. Dovunque andasse creava problemi a coloro che incontrava. Come, per esempio, nei riguardi di una operatrice del call center nel quale l’indagato aveva lavorato o di una volontaria di un’organizzazione che si occupa del trasporto malati dove il 37eenne è stato nello staff per una settimana. Ma riusciva ad addossare quegli atti contro le donne, tramite la sua competenza informatica, alla ex e ai suoi familiari in modo da tenerli sempre sulle spine.

Il pm, comunque, gli contesta atti persecutori, calunnia e sostituzione di persona anche nei confronti della ragazza del call center: da due distinte utenze telefoniche inviò a lei frasi ingiuriose che sembravano opera della sua ex fidanzata.

Poi simulò, a carico della stessa ex collega, dei reati collocando sul parabrezza di una macchina di un familiare della sua ex un biglietto con minacce di morte che sembrava confezionato dalla donna.

Ha poi spedito una busta all’indirizzo di una persona che abita in via Moro con dentro un ciondolo simile a un proiettile con minaccia di morte, attribuendone sempre la paternità alla giovane del call center.

Le minacce più forti sono state sempre quelle ai danni della sua ex. Per terrorizzarla, visto che lavorava in una scuola a Bazzano, aveva annunciato per tre volte la presenza di una bomba nei locali. E la scuola è citata, per l’appunto, in uno dei messaggi minatori da lui inviati il 20 novembre dello scorso anno dalla potente forza intimidatoria: «Ti tengo sotto stretto controllo, adesso esci da casa per andare al lavoro alle 12. La scuola è di fronte al ... cimitero. Non mi arrenderò mai».

Frasi che, secondo il giudice che firmò l'arresto, sono condizionanti. «Dalla considerazione dei reati contestati», scrisse il giudice che lo spedì in cella, «e dalla personalità dell’indagato non può in alcun modo ritenersi che la pena irrogata sarà più bassa di tre anni ricordando le condanne del 2000 per atti osceni e del 2001 per violenza sessuale».

Nel corso di questo procedimento Di Gregorio è assistito dall’avvocato Fabio Alessandroni. (g.g.)

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