Sulmona: la Regione lascia aperto il Punto nascita dell'ospedale

Paolucci difende la deroga: «Non firmo provvedimenti prima del voto». I 5 Stelle: «Tagli pianificati da loro, si strumentalizza»

SULMONA. Resterà aperto fino al 10 febbraio prossimo il reparto di maternità (Punto nascita) dell'ospedale di Sulmona. Ovvero fino alla data delle elezioni regionali. Lo assicura l’assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, che annuncia battaglia al governo M5s-Lega dopo il parere negativo del Comitato percorso nascite. L’esponente della giunta regionale difende la deroga presentata sul reparto maternità sulmonese, che resta aperto a differenza di quelli di Ortona, Atri e Penne (ormai chiusi).
COSÌ L’ASSESSORE. «Fino al 10 febbraio che sarò in carica non firmerò alcun provvedimento di chiusura», interviene Paolucci, «il governo deve rivedere la valutazione sull’intera area del Centro Abruzzo, considerando le sue peculiarità orografiche, su cui fondare le motivazioni della deroga. La politica non può accettare passivamente i pareri dei tecnici del mistero della Salute e da qui il mio impegno a fare qualsiasi cosa in mio potere per rafforzare ancor di più il reparto». Dunque, si resta in attesa del verbale del ministro della Salute, Giulia Grillo, dopo la riunione dei giorni scorsi a Roma, in cui è stata recepito il parere negativo dei funzionari ministeriali. «Sono pronto a replicare con la conferma della deroga alla chiusura», aggiunge Paolucci, «e la disponibilità a fare il possibile per rendere il reparto più appetibile. Dunque, chiedo solo al governo di fare la sua parte e accogliere le istanze di un intero territorio».
I 5 STELLE. «È evidente la strumentalizzazione politica dell’attuale maggioranza e dell’assessore alla sanità Paolucci», replicano i parlamentari 5 Stelle, «che dopo aver pianificato la chiusura del Punto nascita, adesso tentano disperatamente di gettare le proprie responsabilità su altri. Tentare di scaricare l’effetto delle proprie scelte su chi le ha sempre contestate, è una strumentalizzazione che ha quale unico effetto quello di prendere in giro i cittadini abruzzesi. L’Abruzzo, purtroppo, è privo di strutture sanitarie efficienti e all’altezza della domanda di salute che arriva dal territorio».
I NUMERI. Il reparto è finito nella scure dei tagli avviata dal ministero della Salute nel 2010, contenuta nel cosiddetto Decreto Lorenzin, che per motivi di sicurezza ha sancito la condanna della chiusura per tutti quei reparti con meno di 500 parti annui. Nel frattempo, continuano a crescere le nascite nel reparto sulmonese negli ultimi anni. Sono stati 255 i neonati nel 2017, 206 nel 2016, 195 nel 2015, con un aumento costante del 25%, grazie al trasferimento del reparto in un’ala dell’ospedale più adeguata alle esigenze di pazienti e personale.
QUALI RISCHI. C’è cosa accadrà in caso di chiusura del reparto? Si dovrà correre in auto, con doglie e ansie, verso altre strutture (L’Aquila, Pescara, Avezzano o Vasto). I tempi di percorrenza verso l’ospedale dell’Aquila, che i funzionari ministeriali hanno calcolato in non più di 60 minuti (da Sulmona), salgono in realtà a due ore e dieci lungo 114 chilometri di curve per chi proviene da Ateleta. Seguono le distanze tra Castel di Sangro e L’Aquila di due ore per 111 chilometri, Ateleta e Avezzano di un’ora e 43 (114 km). Da Castel di Sangro a Vasto, 101 chilometri di distanza, ci vogliono un’ora e 40 minuti, che scendono a un’ora e trenta fino ad Avezzano. Calcolando che solo da Ateleta o da Castel di Sangro a Sulmona ci vogliono rispettivamente 50 e 40 minuti, si comprende come si dilatino le distanze con gli ospedali della costa, dell’Aquilano o della Marsica.
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