Truffa coi fondi del sisma, il vescovo al telefono"Chiediamo i danni al Centro così lo fermiamo"

Spuntano nuove intercettazioni tra il vescovo ausiliario dell'Aquila e gli indagati per la truffa sui fondi del terremoto destinati al sociale. D'Ercole: "Rai e Vaticano mi chiedono giustificazioni. la mia immagine è danneggiata. Chiederemo i danni al Centro: 150mila euro che poi useremo come fondo cassa del sodalizio"

L'AQUILA. «La Rai mi chiede giustificazioni, il Vaticano pure. La mia immagine è danneggiata. Il Centro mi dovrà dare 150mila euro. Li metto alla Fondazione». Così parlò D'Ercole, vescovo comunicatore.

LE NUOVE CARTE. Dalle nuove intercettazioni telefoniche agli atti dell'inchiesta spuntano fuori colloqui continui tra il vescovo ausiliare e alcuni tra i principali sospettati di tentata truffa per intascare i fondi Giovanardi destinati a bambini e anziani per iniziative sociali. Un'indagine condotta dal sostituto procuratore Antonietta Picardi che prosegue nel più stretto riserbo degli investigatori. Anche perché, è più che concreta la possibilità che alcuni dei personaggi gravitanti dentro e fuori il complesso meccanismo della Fondazione entrino nella stanza del magistrato come persone offese e ne escano da indagati.

Il presule, tuttavia, che in Procura c'è già stato, sembra non farsi una ragione del fatto che sul Centro esca, nella seconda metà di ottobre 2010, una serie di articoli sull'attività della Fondazione in cui si parla anche di un'indagine in corso da parte della procura. Il vescovo prima si scatena con le smentite. Poi, d'intesa con altri appartenenti alla Fondazione stessa, affida a un legale un accertamento in procura per verificare la fondatezza della notizia dell'indagine. Quindi, anche su consiglio del professore Fabrizio Traversi, ai domiciliari dal 22 settembre scorso insieme all'aquilano Gianfranco Cavaliere, tutti vanno in cerca di «qualche giornalista...qualcosa di centrodestra schierato...».

Insomma, lo stesso vescovo che con la mano destra chiede scusa per i toni minacciosi dei comunicati di Traversi, che promettono denunce a destra e a manca contro chi osa contrastare l'attività della Fondazione e ne lede «l'onorabilità», con la sinistra suggerisce quello che nei comunicati bisogna scrivere.

In diverse conversazioni intercettate si fa riferimento alla «campagna stampa del Centro» che, per gli indagati, sarebbe addirittura «spinta» dal Comune. «Non è vero che c'è l'indagine, adesso questi mi devono pagare oro», si legge in una delle telefonate intercettate. Che l'indagine ci fosse, visti gli arresti, è acclarato. A quel punto scatta la ricerca di soldi, da una parte, e di mezzi di comunicazione compiacenti dall'altra. D'Ercole ha anche un'idea precisa di cosa fare di quei soldi.

FONDO CASSA. È il presule stesso a parlare di «fondo cassa» della Fondazione. Lui pensa a 150mila euro. Traversi fa altre valutazioni. Al vescovo, a un certo punto, sembra non interessare più la pubblicazione di precisazioni. «Basta, chiedo il risarcimento. E i soldi andranno come fondo cassa della Fondazione». Della richiesta di risarcimento c'è traccia nelle telefonate tra Traversi e Cavaliere. Si fa riferimento anche ad «accertamenti sulla proprietà del giornale» e sul «gruppo editoriale». Si fanno anche i conti della tiratura. Al telefono non mancano apprezzamenti sui giornalisti che vanno dal «mascalzone» al «testa di c... comunista».

«NOI ABBIAMO IL PRETE». Ecco un altro colloquio tra Traversi e Cavaliere appena usciti da un incontro in Provincia. «Ma noi rischiamo qualcosa?», chiede l'uno. E l'altro: «Che ce ne frega, noi ci abbiamo il prete. Potrebbero indagarci? Ecco perché facciamo gli incontri istituzionali e non al bar».

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