«Un magistrato modello, capace e coraggioso»

L’elogio di Legnini, Canzio e Schirò a Francabandera, la prima donna alla guida della Corte d’Appello

L’AQUILA. Una lunga carriera in magistratura, cominciata nel 1982 conme sostituto procuratore al tribunale per i Minorenni di Bari. Poi l’approdo a Pescara, per arrivare nel 2004 all’Aquila prima come consigliere di Corte d’Appello e poi come presidente di sezione. A novembre Fabrizia Ida Francabandera è stata “promossa” all’unanimità dal Csm alla guida della Corte d’Appello dell’Aquila. La prima volta per una donna. Incarico per il quale dieci erano i candidati in corsa. Ieri la cerimonia di insediamento in un’aula affollatissima e alla presenza, tra gli altri, del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini nonché di Giovanni Canzio, oggi primo presidente della Cassazione, e Stefano Schirò, anch’egli in Cassazione come presidente della VI sezione, che hanno preceduto Francabandera alla guida della Corte d’Appello del capoluogo. Una cerimonia guidata dal presidente vicario Rita Sannite che ha ripercorso le tappe professionali della collega ricordando anche «le sue grandi capacità, la sua fermezza e il suo equilibrio. Qualità che faranno di lei un ottimo presidente». «Una scelta ottimale, perché stiamo parlando di un magistrato modello, esempio di grande serietà, coraggio e indipendenza», ha detto Schirò. Coraggio, indipendenza e schiena dritta, queste le parole utilizzate anche da Canzio per descrivere l’operato di Francabandera, il giudice del processo d’appello alla Grandi Rischi, chiuso con il ribaltamento della sentenza di primo grado. Assoluzione per sei dei sette componenti della commissione poi confermata dalla Cassazione. E proprio sulle motivazioni di quella sentenza scritte dalla Francabandera si è soffermato Canzio, pur senza mai citare la Grandi Rischi. «Fabrizia ha saputo reggere anche all’urto di processi inediti. Qui, in questa città ferita, sono state scritte pagine importanti di giurisprudenza. Una sentenza non facile, ma il coraggio della decisione se lo dà chi ha la schiena dritta». Quindi il ricordo dei mesi successivi al sisma, «quando abbiamo corso il rischio di perdere la Corte d’Appello. Senza l’operato di persone come Fabrizia oggi forse non saremmo qui». Legnini ha parlato di «un caso esemplare, di un magistrato aperto alle innovazioni che sa coniugare esperienza e capacità organizzative». Poi il dato sui posti apicali ricoperti da magistrati donne: 130 negli ultimi due anni a fronte di 520 nomine effettuate. «Numeri che danno l’idea del cambiamento in atto».

Gli auguri del procuratore generale Pietro Mennini, i fiori del presidente dell’Ordine degli Avvocati Carlo Peretti per chiudere con le parole della neo-presidente: «Sono onorata, ma ancor più commossa da questa calorosa accoglienza. Qui tutti abbiamo lavorato molto e speso tante energie in tempi davvero difficili sotto la guida di persone che ci hanno dato tanto e che oggi sono qui. Credo nel principio di responsabilità, io l’assumo tutta e chiedo a voi», ha detto rivolta a tutto il personale, «di dare il vostro contributo. Noi donne non siamo più brave degli uomini, ma abbiamo più cura delle cose perché siamo abituate a farlo da sempre. Io avrò cura di questo ufficio che sarà una “casa aperta”». Altri fiori, abbracci e un lungo applauso per il magistrato da ieri al posto di comando.

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