Via Garibaldi, dalle vigne al traffico caos

Il primo treno alla fine dell’Ottocento e la leggenda dell’Eroe dei due mondi

AVEZZANO. Alle 15,25 del 28 luglio del 1888 arriva ad Avezzano, proveniente da Roma e diretto a Sulmona, il primo treno: il sindaco Ruggeri e un’immensa folla accolgono entusiasticamente i ministri Boselli e Grimaldi, numerosissimi deputati, senatori e giornalisti. Dallo Svegliarino, periodico di Chieti: «Un lungo treno improvvisato di tranvai sta fermo per condurre tutti al paese. La dimostrazione di tutta la cittadinanza è davvero imponente. Il tranvai, poeticamente, ci conduce in città per una strada fiancheggiata da superbe vigne, che vengono totalmente distrutte da un popolo intero che, plaudente, corre acclamandoci. La città si mostra elegantemente addobbata: ovunque bandiere, festoni, costruzioni allegoriche».

IL TRAGITTO.
Il nostro centro abitato era, appena inaugurata la strada ferrata Roma-Avezzano-Sulmona, lontano dalla ferrovia ed i viaggiatori, per raggiungere la stazione, erano costretti ad attraversare vie campestri o, addirittura, calpestare le campagne circostanti: l’inconveniente era lo stesso esistente in tutti i centri raggiunti dalle nascenti ferrovie.

Già prima del 1888 il legislatore, per risolvere il problema, aveva emanato una legge per la costruzione di strade obbligatorie: perpendicolarmente alle stazioni doveva essere realizzata un’arteria avente lo scopo di collegare i paesi alla ferrovia, costruita, ovviamente, in posizione decentrata rispetto ai nuclei abitati. Si progettò, così, via della Stazione che, subito dopo il sito ove ora c’è l’incrocio con via Amendola, avrebbe dovuto - con ampia curva - raggiungere il vertice est della triangolare piazza Torlonia.

In seguito, però, si decise di far incrociare la costruenda via direttamente con la Strada Marsicana (ora via XX Settembre). Proprio all’incrocio con la via Marsicana c’era la chiesetta della Santissima Trinità: fu demolita e ricostruita a circa 50 metri di distanza.

LA STRADA. L’arteria, che diventerà via Garibaldi, nel corso degli anni è diventata sempre più importante specialmente dopo il terremoto quando, con la necessità della ricostruzione e con il relativo Piano regolatore del 1916, divenne una delle vie centrali di Avezzano: molti edifici pubblici e privati vi furono costruiti. In prossimità della Stazione furono edificati gli alberghi Italia e Nazionale, destinati ad ospitare, per tanti anni, banchetti, ricevimenti, feste danzanti e pubbliche cerimonie.

CASA INDISTRUTTIBILE. Ad un centinaio di metri c’era (e c’è ancora) la casa costruita nel 1910 dal cementista Cesare Palazzi, l’unica resistita alla violenza devastatrice del terremoto: qualche giorno dopo il sisma, fu requisita dal Commissario civile, Secondo Dezza, e adibita a deposito d’oggetti di valore che soldati e altri soccorritori rinvenivano scavando tra le macerie nella speranza di trovare superstiti.

LA FARMACIA. Scendendo s’incontra la farmacia, qui ricostruita da don Fedele De Bernardinis, il chimico farmacista già proprietario, prima del terremoto, della vecchia rivendita di medicinali, inaugurata nel maggio del 1874 e situata al piano terreno del Palazzo Marimpietri (che ospitava anche la Sottoprefettura), in piazza San Bartolomeo. All’incrocio con via Salandra (già via Melazzano, poi via del Littorio, ora via Corradini), furono concesse, nel luglio del 1915, le aree necessarie per costruire la sede provvisoria degli Uffici giudiziari e le baracche da adibire ad uffici del Genio civile, del Commissariato civile e gli Uffici finanziari.

VIA NUOVA. Un paio di decenni dopo, espandendosi rapidamente Avezzano, che aveva necessità di assicurare una casa ai numerosissimi emigranti che da ogni parte d’Italia qui giungevano per ricostruire la Marsica, fu avvertita l’esigenza di estendere via Garibaldi verso sud, fino a via Nuova. Via Garibaldi, quindi, incrociò l’attuale Via Vidimari, che molti avezzanesi avevano sempre chiamato Via déjie Bonefìzje: i numerosi acquitrini che vi esistevano, rendevano i terreni circostanti poco praticabili e difficilmente sfruttabili per l’agricoltura. Le acque degli stagni in parte vi sorgevano ed in parte provenivano da un piccolo canale emissario di una grande vasca di raccolta d’acque dei tre laghetti naturali situati dove ora sono piazza Risorgimento, piazza del Mercato e il Liceo classico.

L’EROE DEI DUE MONDI. Per la cronaca giova ricordare come l’Eroe dei Due Mondi, al quale fu intitolata questa che è una delle più importanti strade avezzanesi, era particolarmente apprezzato nella nostra città poiché, come racconta Giovanni Pagani nella sua “Avezzano e la sua storia”, prima di ritirarsi nell’esilio di Caprera, visitò la nostra città e si premurò di assaggiare il pane rinomato del famoso “Forno di Zefferino”. Storia o fantasia?».