A scuola mancano i professori di sostegno 

Desiati (Cisl Scuola): «In Abruzzo ne servono duemila, ma l’università ne forma solo 200 l’anno»

PESCARA . Il nuovo anno scolastico è ormai ai nastri di partenza, ma all’appello mancheranno tanti professori e personale Ata. A livello nazionale, secondo una stima delle organizzazioni sindacali, la carenza è quantificabile addirittura in un prof su cinque ma in Abruzzo, complessivamente, l’avvio della nuova stagione scolastica non dovrebbe riservare sorprese particolari. Salvo un’eccezione. Nella nostra regione, spiega infatti Davide Desiati, segretario interregionale della Cisl Scuola Abruzzo-Molise, la situazione più preoccupante è quella che riguarda gli insegnanti di sostegno e il personale Ata. E potrebbe essere proprio la mancanza di figure che svolgono mansioni amministrative, contabili, gestionali e di sorveglianza a mettere a rischio l’apertura in alcuni plessi scolastici della regione. Intanto è partito il conto alla rovescia per il suono della prima campanella. I primi a tornare in classe, il 5 settembre, saranno gli studenti della provincia di Bolzano, seguiti il 9 da quelli del Piemonte. Mercoledì 11 settembre, invece, sarà il primo giorno per gli alunni delle scuole della Basilicata, della Campania, dell’Umbria e del Veneto. In Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, provincia di Trento e Valle d’Aosta, invece, si torna giovedì 12 settembre. Lunedì 16 settembre è la data ufficiale in cui riapriranno i cancelli le scuole di Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Toscana, Liguria, Calabria, Sardegna. I ragazzi della Puglia, invece, torneranno tra i banchi mercoledì 18 settembre.
«Sul numero di assunzioni complessivamente autorizzato dal Miur», spiega Desiati, «in Abruzzo solo poche decine di prof mancheranno all’appello», grazie anche al personale precario che rappresenta il 10-20% dell’organico, «in linea con la media nazionale». È disaggregando il dato, però, che emergono i problemi, soprattutto in riferimento alla mancanza di insegnanti specializzati nel sostegno e di personale tecnico e amministrativo. Una situazione, quella che riguarda il sostegno, che Desiati non esita a definire paradossale: «A fronte di oltre duemila posti autorizzati in deroga», afferma, «dai corsi universitari ne escono appena 200 ogni anno». Un po’ come avviene per le scuole di specializzazione in medicina e chirurgia. Per il rappresentante della Cisl Scuola, «bisognerebbe estendere la scuola di specializzazione un numero molto superiore di persone, ma non c’è la volontà politica di risolvere il problema. La Regione Molise, ad esempio, a fronte di una popolazione molto inferiore a quella abruzzese, ha autorizzato 380 posti nella scuola di specializzazione per il sostegno». A livello nazionale, e soprattutto al Nord, tra le cause della mancanza di cattedre coperte adeguatamente ci sono le uscite previste per quota 100 e il mancato varo definitivo del dl scuola-precari, varato in Consiglio dei ministri «salvo intese» dal governo giallo-verde, ma rimasto incagliato nella crisi di politica di fine agosto. Sempre a livello nazionale il 2019-2020 sarà l’anno dei supplenti che oscillerebbero tra 120mila stimati dalla Flc Cgil e i 180mila della Uil, fino ai 200mila calcolati da Anief. Di fatto, secondo i sindacati, Quota 100 ha accelerato la carenza: i pensionamenti, in seguito al provvedimento, sono stati 17.807 che si aggiungono ai 15.371 pensionamenti ordinari. E se il prossimo anno Quota 100 verrà confermata il trend, secondo Flc Cgil, continuerà a salire « anche perché l’età media dei docenti italiani è alta». (a.bag.)
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