Abbateggio, stalla incendiata con 140 animali: «Hanno distrutto tutto, ma non mi arrendo»

Parla Paolo Di Biase, il gestore si interroga su responsabili e movente: «Hanno agito dopo le 22 di giovedì. Non ho sospetti»

PESCARA. In una notte ha perso tutto. Ma è pronto a ricominciare. Mosso da uno spirito battagliero e dal desiderio di continuare a lavorare proprio lì, ai piedi della montagna, dove si sente più «vicino a dio». Dopo l’incendio che ha distrutto lo stazzo di Abbateggio, con quasi tutti i 140 animali, Paolo Di Biase, 55 anni, di Scafa, racconta l’esperienza che ha vissuto con la compagna Alina, 36 anni, romena, che si occupava della gestione della struttura e amava quegli animali «come se fossero figli suoi».
Cosa è successo di preciso? E che sensazione ha provato?
Non è facile descrivere la sensazione. In quel momento è stato un colpo, ora c’è la voglia di reagire e non di piangere per ciò che è successo. Ma ancora non riesco a credere che sia accaduto qualcosa del genere. Comunque giovedì siamo stati lì per prelevare il sangue a tutti gli animali (per valutare la presenza di eventuali malattie infettive e scongiurare epidemie). Poi abbiamo ritirato le pecore al pascolo, messo da mangiare agli animali, riportato dentro tre pecore rimaste fuori. E siamo andati via. Venerdì mattina, tornando allo stazzo, abbiamo visto da lontano una colonna di fumo, verso le 9.45. Pensavamo che arrivasse da un gruppetto di case lì vicino. Invece poi abbiamo capito che la direzione era quella della stalla. Arrivando abbiamo visto cosa era successo.

leggi anche: Abbateggio: fiamme alla stalla, strage di animali  Lo stazzo del Comune, gestito da un pastore, incendiato nella notte. Morti capre, pecore, vitelli e maiali

E cosa c’era?
Era tutto cenere e fumo, niente fuoco, solo qualche fiammella. E poi animali morti e attrezzature distrutte.
A che ora è successo?
Secondo me lo hanno fatto non più tardi delle 22 di giovedì. Il vento ha fatto da acceleratore, buttando l’ossigeno nella stalla. Il fuoco ha bruciato davvero tutto: le volte sono cadute giù ed è rimasta solo la pellicola di cemento, sul solaio. È stata una cosa molto violenta e l’incendio è andato avanti tutta la notte.
Cosa c’era nello stazzo?
Il fieno, gli animali, un escavatore, una pala meccanica e un gruppo elettrogeno. E poi delle attrezzature, come trapano e mole, che usavo per le riparazioni. Tutto distrutto.
È assicurato?
No, e non so se è un bene o un male. Perché se ci fosse stata l’assicurazione sarei stato indagato per primo. Non avendo l’assicurazione mi sono giocato tutto lo stesso.
Qual è il valore del danno?
Se mettiamo una media di cento euro a capo, per 130 capi, sono 13mila euro solo gli animali.
In quanto tempo aveva messo insieme tutto il bestiame?
Sono 5 anni che cerchiamo di mettere su questa attività. Nel 2016 eravamo arrivati a 270 capi, poi la neve di gennaio 2017 ci ha decimato 170 capi, tra pecore, capre, agnelli e capretti. Sono morti perché non abbiamo potuto portare il frumento, che è fondamentale per la produzione del latte e per la resistenza al freddo. Siamo riusciti a raggiungere lo stazzo solo il giorno dopo la nevicata ma abbiamo impiegato 12 ore per salire su, a piedi.
Cosa pensate che sia successo l’altro giorno? E perché è successo? Ci può essere un problema di concorrenza, solo per dirne una?
Eh, cosa è successo…. Sono entrati e hanno appiccato il fuoco. Sarà che sono sempre fiducioso, ma io non ne capisco la causa. Io ho la mia zona, altri hanno la propria, e non ho rotto le scatole a nessuno né danneggiato qualche grossa azienda al punto da farmi fare questo scherzo. Io vendo il mio formaggio ai privati e ai ristoranti e non ho rovinato la clientela degli altri. Almeno questo penso io. Mi faccio i fatti miei, con il mio gregge, nella mia stalla. E non ho sospetti, no.
Hanno chiuso le porte, prima di andare via, vero?
Sì, lo hanno fatto. Noi lasciavamo le porte aperte per consentire alle capre di uscire, visto che si colpiscono a vicenda e alcune cercano riparo all’esterno. Poi fanno i bisogni nel piazzale, non dentro la stalla. E fuori prendono aria fresca, pulita, specie quando è più caldo. Noi bloccavamo le porte aperte, per evitare che si chiudessero. Ma abbiamo ritrovato gli animali bruciati proprio vicino alle porte, dentro: si sono accalcati lì come se volessero uscire, ma non è stato possibile.
Non se n’è salvato nemmeno uno?
Sono sopravvissute sette capre, una pecora e un montone, che abbiamo trovato fuori. In tutto erano circa 140 capi. C’erano anche otto o nove maiali e due vitelle, di cui una dovrebbe farcela, anche se è abbastanza ustionata.
Come l’ha presa la sua compagna?
Per lei erano tutti figli suoi. Aveva messo il nome a quasi tutti gli animali e quando era il momento della mungitura si avvicinavano loro stessi, perché sapevano che dovevano essere munti, mentre con me non lo facevano e se c’erano degli estranei si allontanavano. Lei aveva un rapporto familiare con gli animali.
Adesso che farete?
In questi giorni devo riordinare perché la stalla è distrutta. Devo togliere tutto, qui è zona parco, poi credo che dovrò andare via. Ne parlerò con il Comune, proprietario dello stazzo. Ma, anche se dovrò andare via da qui, non abbandono questo posto, cercherò di vedere cosa fare per tornarci. Perché qui in montagna, è diverso da giù, non so come dire: è come stare più vicino a Dio. Comunque, farò la stessa cosa che ho fatto fino ad ora, da qualche parte. Ora non so se tornerò qui, ma qui mi sono sentito a casa.
Ci sono altre possibilità di trovare un terreno nella stessa zona?
Stiamo cercando un punto dove piazzare una baracca. Ma è un problema che non pensavamo di dover affrontare, fino ad ora. E adesso non è facile. Ma di sicuro non mollo perché significherebbe darla vinta a chi ha fatto una cosa del genere. E parlo sia per me sia per altri che subiscono ingiustizie di altro genere perché vogliono solo campare onestamente. Voglio dimostrare che non si può mollare di fronte alla violenza.
Cosa direbbe al piromane?
Adesso forse lo ammazzerei. Ma se ce lo avessi di fronte lo compatirei. Non riesco ad avere sospetti sul possibile responsabile ma credo che ora qualcuno sia contento perché io sono quello che è venuto a rompere le scatole qui sopra.
Che reazioni ha avuto dalle persone che conosce?
Quando succedono queste cose sono tutti solidali.
Meglio la solidarietà che l’indifferenza.
Certo, fino a quando non devono darti qualcosa. Ma io non sono abituato a chiedere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA