Abruzzo, vanno a casa mille maestre precarie 

Sentenza choc del Consiglio di Stato: il diploma non basta più per insegnare alle elementari: dovranno tutte fare un concorso

PESCARA . Mille maestre abruzzesi vanno a casa. Il Consiglio di Stato ha deciso che i diplomati magistrali che insegnano nella scuola italiana con il vecchio titolo, quello preso entro il 2001, non hanno diritto a entrare nelle graduatorie a esaurimento . Nessun diplomato magistrale verrà licenziato, ma torneranno in seconda fascia e per tutti si profila all'orizzonte un concorso. Infatti il diploma magistrale ante 2001 è sì abilitante e dà accesso al concorso, ma non alle Gae. A segnalare il caso è Andrea Leonzio, responsabile regionale del dipartimento scuola della Lega Abruzzo. «La sentenza», sostiene Leonzio, «si rivela estremamente contraddittoria rispetto ai precedenti pronunciamenti del Consiglio di Stato. A essere danneggiati da questo atteggiamento sono circa 50 mila maestre (forse meno, visto che alcune potrebbero essersi abilitate nel frattempo con le recenti sanatorie). Quasi 1.000 per la regione Abruzzo, quelle che speravano di essere stabilizzate dopo anni di precariato, e invece dovranno a rassegnarsi a fare supplenze fino alla pensione, o rimettersi sui banchi a studiare per tentare i concorsi». I numeri sono significativi anche se è di difficile una quantificazione esatta.
«Ma c’è di più: chi intanto era entrato nelle graduatorie con riserva, grazie ai provvedimenti cautelari dei tribunali», sostiene ancora Leonzio, «con tutta probabilità sarà espulso. Tutti i docenti che sono stati destinatari di contratti di lavoro sia a tempo determinato che a tempo indeterminato (anche in ruolo) rischiano di essere espulsi in quanto continueranno a svolgere la propria attività di docenza e a mantenere il diritto acquisito sino a che non intervenga una decisione di rigetto della domanda proposta». Secondo i giudici i ricorsi sono stati tardivi, perché avrebbero dovuto essere presentati nel 2007, subito dopo l’esclusione dalle graduatorie. «Quel titolo in passato», osserva Leonzio, «è stato buono per l’abilitazione all’insegnamento, ma mai per l’accesso alle graduatorie e all’assunzione. Dunque niente posto fisso. Siamo di fronte al più grande licenziamento di massa della scuola italiana, e di quella abruzzese in particolare, che priverà bambini delle proprie maestre dell’infanzia e della primaria. Più difficile, invece, dovrebbe essere toccare le posizioni acquisite di circa 2 mila docenti con lo stesso identico titolo, circa 30 in Abruzzo ma in possesso di sentenze favorevoli passate in giudicato». Si tratta dei diplomati magistrali entro l’anno 2001-2002: che nelle ultime stagioni erano stati inseriti “a pettine” nelle graduatorie. Prima di quella data, infatti, il titolo del diploma magistrale era sufficiente per insegnare alle elementari (dove ormai invece è obbligatoria la laurea). «Nel 2014», osserva ancora Leonzio, «una storica sentenza degli stessi giudici aveva dato ragione a tutti questi docenti. Così decine di migliaia di maestre avevano potuto accedere alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto, le liste che assegnano ogni anno le supplenze. Un trionfo. Ma l’obiettivo era quello di entrare nelle cosiddette Gae, le graduatorie che danno diritto all’assunzione. La decisione, spinge i diplomati magistrali fuori dalla Gae riportandoli nelle Graduatorie d'istituto, facendo venir meno il legittimo diritto ad essere immessi in ruolo». In poche parole non si sta negando l'abilitazione dei diplomati magistrali, ma si chiede un equo concorso per tutti, a cui parteciperanno anche i laureati in Scienze della Formazione Primaria. L’8 gennaio la protesta sbarca davanti al Miur. (c.s.)