Aca, favori alle ditte: 14 indagati

Allacci abusivi e bollette cancellate, nei guai funzionari e imprenditori

PESCARA. Allacci senza contatore per consentire a imprese amiche di utilizzare l'acqua senza pagare. Collegamenti abusivi alla rete per servire le proprie abitazioni. Agevolazioni e sgravi sulle bollette ad amici e conoscenti, attraverso storni motivati con il malfunzionamento degli impianti o presunte perdite sulle reti idriche.

L'inchiesta sui presunti favori a ditte amiche decolla. Dalla perquisizione dello scorso giugno negli uffici dell'Aca in via Maestri del Lavoro, l'indagine - condotta dalla sezione reati contro il patrimonio e pubblica amministrazione della squadra mobile diretta da Pierfrancesco Muriana - ha camminato sotto traccia per tutti questi mesi. Partorendo alla fine numeri consistenti: 14 indagati tra funzionari Aca, imprenditori e semplici cittadini per reati, non uguali per tutti, che vanno dal falso ideologico alla truffa, dal peculato al furto aggravato fino all'abuso d'ufficio, commessi tra Pescara, Montesilvano e Bucchianico tra il 2007 e il 2010. Gli investigatori, diretti dal pm Gennaro Varone, avrebbero scoperto un sistema di favori che avrebbe avuto al centro amministratori e funzionari dell'ente, a partire dal presidente Ezio Di Cristoforo, per proseguire con il responsabile del servizio fatturazione dell'Aca e consigliere provinciale del Pd Giancarlo Gennari - l'unico per il quale la procura ha sollecitato gli arresti domiciliari - il direttore Bartolomeo Di Giovanni e il tecnico Giancarlo Ceci, addetto agli allacci.

Tutti e 4 verranno interrogati dal gip Gianluca Sarandrea.  Di Cristoforo, indagato per peculato e furto, avrebbe utilizzato lo stratagemma di assicurare la fornitura di acqua alla propria abitazione a Bolognano attraverso un secondo allaccio alla linea di somministrazione pubblica, abusivo e parallelo a quello regolare. E per sviare i controlli, avrebbe installato un contatore non funzionante. Il trucco è stato scoperto dalla polizia il 29 maggio 2010.  Di Cristoforo avrebbe inoltre istigato un funzionario, rimasto ignoto, per far sgravare i consumi sulla fattura di un altro indagato per un importo di 4.219 euro. Circostanza che gli è costata anche le accuse di falso ideologico e truffa. Le stesse che tirano in ballo Gennari, coinvolto in una serie di episodi di storno di bollette, defalcate di migliaia di euro.

C'è poi l'accusa di abuso d'ufficio, condivisa con Di Cristoforo, relativa a un ristoratore moroso, al quale sarebbe stato subito ripristinato il servizio di erogazione dell'acqua, interrotto a causa di un debito di oltre 17 mila euro.  In un altro caso, Gennari avrebbe emesso una nota di credito di 12 mila euro in favore di una ditta stornando una fattura relativa ai consumi di tre anni, con la motivazione fittizia «sgravio per perdita occulta». 

Quanto a Di Giovanni, indagato per falso e truffa, avrebbe - insieme a Gennari - attestato falsamente le condizioni per lo sgravio dei propri consumi di acqua su una serie di fatture, anche di scarso importo: 163 euro (fattura 5 dicembre 2006, sgravio 2008); 312 euro (bolletta del 26 giugno 2007, sgravio 2008); 17,52 euro (fattura del 27 novembre 2008); 138,91 euro (bolletta del 16 giugno 2009); e 214,81 (fattura del 17 settembre 2009). Sulle ultime tre, lo sgravio è stato applicato il 2 febbraio 2010. 

Ceci, infine, è coinvolto in due episodi, per i quali è stato ipotizzato il peculato o, in alternativa, il furto aggravato: come tecnico installatore e dunque incaricato di pubblico servizio, avrebbe omesso di installare il contatore in due cantieri, favorendo altrettanti imprenditori che avrebbero utilizzato l'acqua sottraendola all'ente gestore. Ora toccherà alla procura tirare le somme dell'inchiesta.

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