Addio Nuccitelli, lo scrittore  emigrato che aiutava i poveri 

Originario di Bolognano, 63 anni, è stato stroncato da un malore mentre era in auto in via Sacco  Aveva vissuto per anni in Brasile. I funerali oggi alle 17,30 nella chiesa degli Angeli custodi 

PESCARA. E' morto nel giorno in cui stava organizzando la presentazione della sua ultima fatica letteraria. Lo scrittore pescarese Alfonso Nuccitelli, 63 anni, originario di Bolognano, è stato colto da malore ieri mattina, intorno alle 8.30, mentre si trovava a bordo della sua automobile nella zona di via Sacco, non lontano da via Verrino dove risiedeva con la madre. Oltre a mamma Maria, lascia addolorati anche il figlio Danilo, 36 anni, le sue adorate nipotine e il cane meticcio Nero. I funerali si terranno oggi alle 17.30 nella chiesa degli Angeli custodi, diretta da don Massimiliano De Luca.
Nuccitelli era atteso ad Avezzano, ieri in mattinata. Avrebbe dovuto incontrare, tra gli altri, Roberta Maiolini, speaker di Radio Stella e Infomedia news, per portarle una copia dell’ultimo libro “Il destino rubato”. «Siamo increduli, era una mente fervida. Amava la sua città, il mare, tifosissimo del Pescara calcio» racconta Maiolini che ha tentato di mettersi in contatto con lui. Ma il telefonino ha squillato a vuoto. Fino a quando il figlio Danilo ha comunicato agli amici che lo cercavano insistentemente, il triste epilogo: «Papà non c'è più». Un passante lo ha visto accasciato nella Twingo e ha allertato il 118, alle 8.38. Ma quando l'ambulanza è arrivata sul luogo della tragedia, in via Sacco, per l'uomo, che era appena uscito di casa, non c'era più nulla da fare. La salma è stata trasferita all'obitorio dell'ospedale dove ieri hanno potuto salutarlo familiari, parenti e amici. Nato a Bolognano il 16 gennaio 1956, Nuccitelli, ex impiegato in una concessionaria, molto conosciuto negli ambienti letterari del Fla (Festival dei libri e altre cose) dove lo scorso anno aveva presentato "Ruvida", il suo primo libro autobiografico in cui raccontava degli anni delle contestazioni in Italia, dove tornò da emigrante in Brasile nel 1968, e della sua lotta in difesa dei più deboli. Sarà ricordato come «lo scrittore che aiutava i poveri» dice affranto il suo compagno di scuola al Manthonè, Claudio Agostini che in un post su facebook scrive tutto il suo dolore: «Ci hai lasciati per andare in un posto migliore, eri una bravissima persona». «Ha lasciato il suo cuore a noi», aggiunge l'amica avezzanese Debora Buttari in lacrime, «amava le persone, il suo prossimo, fino a escludere se stesso. L'ultima volta l'ho visto il 20 luglio, ma non mi è apparso sofferente. La vita è stata dura con lui ma era un combattente». Gli amici lo appellavano "lupo solitario" per il suo desiderio di solitudine che esprimeva scappando, di tanto in tanto, sulle montagne di Ovindoli e Rocca di Mezzo dove trovava ispirazione per il suoi libri. La vicina di casa, Maria Grazia: «Lo abbiamo visto ieri, seduto davanti casa, a pulire le cozze di cui era goloso». Infine, l'editore Jacopo Lupi, di Sulmona: «I tuoi libri non ti faranno morire mai e ci parleranno del tuo grande altruismo e generosità».