Antosa: per l’ex Cofa serve un progetto prima di demolire

Il presidente dell’Ordine degli architetti: per evitare un’altra area di risulta ci vuole un concorso come per Piazza d’armi all’Aquila due anni fa

PESCARA. Un concorso con i progetti. E prima della rasatura al suolo. È questa la proposta che arriva dal presidente dell'Ordine provinciale degli architetti, Laura Antosa, al vertice della categoria dal 2012, per l'ex-Cofa, il mercato ortofrutticolo sul lungomare di Porta Nuova in disuso dal 2004 (se si escludono alcune iniziative culturali). I fabbricati dell’area, infatti, fra alcune settimane, potrebbero essere eliminati, stando alle intenzioni del presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, che il 17 giugno scorso ha inviato un atto di indirizzo al direttore regionale delle Risorse umane e strumentali, Gianluca Caruso, per una ricognizione su tempi e modi per la demolizione (alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno chiesto garanzie sulle procedure dell’abbattimento, a partire dall’assegnazione dei lavori alle ditte preposte). E proprio in questi giorni giorni dovrebbe arrivare un resoconto da parte di Caruso, anche alla luce del sopralluogo effettuato nell’area dell’ex Cofa la settimana scorsa, da, tra gli altri, gli stessi Caruso e D’Alfonso.

Carte subito in tavola, dunque, per il leader degli architetti pescaresi, anche perché si paventa il rischio che una volta fatta piazza pulita nella zona, per anni faccia mostra di sé solo un deserto di cemento. Insomma, entusiasmi sì, ma dentro a una prospettiva ben delineata.

«Noi ci siamo impegnati sin dall’anno scorso», riflette Antosa, 41 anni, e un dottorato di ricerca in Progettazione energetica, riferendosi all’attività dell’Urban Center, quando nel 2013 gli architetti provinciali, attraverso un protocollo d’intesa con Comune e Camera di commercio (e altri enti) hanno organizzato, nella sede della stazione di Porta Nuova, una serie di incontri di studio. «E poi quando si tratta di punti strategici», spiega l'architetto, «ci deve essere un confronto attivo con le competenze intellettuali e professionali. Dunque, per noi, davanti alla demolizione dell’ex Cofa, sorge della preoccupazione, in quanto i "vuoti" e i "pieni" devono essere progettati all’interno di una visione strategica della città. E lì, in quell’area», prosegue Antosa, «s’incontrano il fiume e il mare ed è quindi un’area nevralgica. È un po’ la nostra porta dell’Adriatico».

E per questo scatta l’allarme nel ragionamento del presidente dell’Ordine degli architetti.

«Non vorremmo, dunque, che nella zona nascesse una seconda area di risulta. E vogliamo ribadire», sottolinea, «quanto affermato negli incontri dell’Urban Center, a proposito delle buone pratiche: cioè che l’architettura contribuisce non solo alla crescita, ma anche allo sviluppo della città e a noi sembra che l’unico strumento che garantisca questi aspetti sia un concorso di architettura. Come si fece per Piazza d’armi all’Aquila due anni fa», ricorda, «in modo che l’ex Cofa diventi un attrattore anche economico».

«Pertanto», conclude Antosa, «prima di demolire occorrerebbe già un progetto, e di qualità, tenendo anche conto del “Riuso”, della rigenerazione urbana sostenibile».

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