Armi per la mala pugliese ora si cerca il kalashnikov 

I carabinieri puntano su Foggia dopo l’arsenale trovato nella Panda di Ulisse Oggi l’interrogatorio dell’arrestato: «Mi hanno incastrato, il borsone non è mio»

MONTESILVANO. Spunta la pista pugliese nel giallo sull’arsenale sequestrato dai carabinieri del nucleo investigativo di Chieti. L’ipotesi è che le bombe a mano, le pistole, il mitra e i proiettili custoditi nell’auto di Floriano Ulisse parcheggiata in via Agostinone a Montesilvano, fossero destinati alla criminalità foggiana, specializzata in assalti a portavalori, banche e uffici postali. Ma individuare fornitori e destinatari del carico non è l’unico obiettivo delle indagini portate avanti dagli uomini del colonnello Florimondo Forleo e del maggiore Marcello D’Alesio. Da ieri è scattata la caccia alle altre armi che, con elevato grado di probabilità, circolano tra le province di Chieti e Pescara. Dal borsone trovato nella disponibilità di Ulisse, 65 anni e una fedina penale di quattro pagine, sono infatti spuntate anche munizioni per fucili kalashnikov, dunque non compatibili con quanto sequestrato.
LA PISTA FOGGIANA
Dalle recenti inchieste dell’Arma è emerso sempre con maggiore frequenza come la malavita pugliese abbia eletto l’Abruzzo crocevia per i suoi traffici. Un territorio strategico, raggiungibile in modo agevole e veloce attraverso l’autostrada A14. Un ultimo esempio è arrivato la notte scorsa, quando tre uomini della zona di Cerignola - uno è stato arrestato dopo un inseguimento - hanno rubato un furgone a Francavilla al Mare da utilizzare probabilmente per una spaccata. Nel caso di Ulisse, invece, è ipotizzabile che - in vista di un’imminente rapina - banditi del Foggiano abbiano deciso di custodire l’arsenale in un posto teoricamente sicuro, peraltro a cento metri dalla caserma della compagnia carabinieri di Montesilvano. Ma l’intervento dell’Arma teatina, che da giorni indagava su una serie di rapine e furti cruenti avvenuti a cavallo tra le due province, ha fatto saltare il piano criminale. E così, dopo una notizia acquisita «da fonte confidenziale degna di nota e comprovata attendibilità», è scattato il blitz.
I SOSPETTI
In quel borsone in tela di colore nero, si diceva, c’erano anche 11 cartucce per kalashnikov: sul fondello sono riportate la data di fabbricazione 1980 e la sigla “NK”. Ciò fa presupporre agli inquirenti che in giro ci sia, appunto, almeno un kalashnikov che si sarebbe unito al resto dell’arsenale.
IL CELLULARE
Gli investigatori passeranno al setaccio anche lo smartphone Samsung Galaxy A5 sequestrato a Ulisse. Rubriche, sms e messaggi whatsapp potrebbero contenere elementi utili per ricostruire la rete del traffico di armi. Le due bombe a mano con 52 grammi di tritolo ciascuna, il fucile mitragliatore, le due pistole e i quattro caricatori - stando a quanto accertato - provengono dall’Est Europa. Quasi sicuramente le armi sono arrivate in Italia via terra, considerando che nei porti i controlli sono sempre più stringenti.
L’INTERROGATORIO
Ieri mattina il sostituto procuratore della Repubblica di Pescara Paolo Pompa ha convalidato i sequestri eseguiti dai carabinieri. È lungo l’elenco delle accuse nei confronti di Ulisse, alle spalle precedenti per associazione a delinquere, estorsione, traffico di droga e truffa: stavolta deve rispondere di detenzione e porto di armi e munizioni, ricettazione continuata e anche possesso di armi clandestine, perché una delle pistole aveva la matricola abrasa. L’arrestato, difeso dagli avvocati Giancarlo De Marco e Giuseppe Pantaleone, verrà interrogato stamattina nel carcere di Pescara dal gip Elio Bongrazio. L’indagato continua a negare ogni accusa. «Quelle armi non sono mie: qualcuno ha voluto incastrarmi. Non ho aperto la macchina ai carabinieri perché ho perso veramente le chiavi: un messaggio che ho sul cellulare lo può dimostrare».