Sergio Caputi, rettore dell'università d'Annunzio

L'INTERVISTA

«Ateneo Adriatico, non si torna indietro» 

Il rettore Caputi difende il nuovo nome: «Così avremo più studenti»

PESCARA. «Tutte queste polemiche, francamente, non me le aspettavo: il nome dell’università non è cambiato, abbiamo solo deciso di aggiungere la dicitura “Adriatico”. Però, tra poco, si tornerà a votare per le regionali e qualcuno ha tentato di guadagnarsi qualche voto: è la solita guerra di campanile». Il rettore Sergio Caputi non farà marcia indietro e martedì prossimo porterà nel Cda dell’ateneo il nuovo nome allungato: «Università degli studi dell’Adriatico Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara». Quel riferimento all’Adriatico, dice Caputi, è «un’azione di marketing territoriale per aprire l’università verso nuovi bacini d’utenza». Il Senato accademico, all’unanimità, ha detto già sì: «La mia non è stata un’imposizione ma un’evoluzione dell’università: dietro non c’è nessun progetto segreto ma un piano di gestione verso l’internazionalizzazione dell’ateneo».
Rettore, perché è necessario cambiare nome all’università?
«Non è un cambiamento di nome ma un ampliamento per connotare l’università come appartenente alla regione dell’Adriatico e l’Adriatico non è solo il mare dei comuni che vi si affacciano. Ovviamente, non ho il potere di portare il mare sul colle, a Chieti, ma se la città non si considerasse parte dell’Adriatico commetterebbe un errore. Faccio notare che la provincia di Chieti, da Francavilla fino a San Salvo, è la zona più ampia affacciata sull’Adriatico. La mia è una proposta costruttiva e non distruttiva. Del resto, fin dalla mia campagna elettorale, ho sempre detto che considero l’università non soltanto di Chieti e Pescara ma di tutto il territorio».
Allora, il richiamo al mare Adriatico sarebbe uno spot pubblicitario?
«Sì. Serve per connotare meglio l’università a livello internazionale. Poi, l’ateneo è un ente extraterritoriale: circa la metà dei nostri studenti arriva da fuori Abruzzo, a partire da Puglia e Marche. Quindi, includere la parola Adriatico è un modo per farsi conoscere meglio nell’ottica di un processo di allargamento nazionale e internazionale: i nostri bacini d’utenza futuri possono essere anche nei Balcani. Ovviamente, l’università non potrebbe contare solo su Chieti e Pescara: se fosse così non avremmo 27mila studenti. E tanti studenti, dopo la laurea, si fermano a vivere nella nostra regione contribuendo a un aumento demografico con un valore economico indotto».
È sorpreso dal vespaio di polemiche?
«Molto sorpreso e, sinceramente, mi sono sembrate più proteste da ultrà di una squadra di calcio che polemiche fondate. Comunque, il dialogo con gli enti territoriali c’è e ci sarà sempre: nutro profondo rispetto verso il territorio che ci ospita. Ma se uno mi chiedesse cosa ha fatto la politica per l’università e per il territorio, risponderei che sicuramente ha fatto di più l’università: il nostro bilancio è in attivo di 25 milioni e stiamo lavorando bene. Se il territorio vuole una crescita, allora, tutti devono lasciarci lavorare in pace».
Forza Italia, M5S, Pd e FdI: la politica teatina è d’accordo nel chiederle di cambiare idea. Che cosa farà?
«Credo nel dialogo: forse non hanno bene inteso i motivi dell’aggiunta del termine e sono disposto a spiegarli ancora. Ma se si alimenta una polemica a fini elettorali, visto che a breve ci saranno le elezioni per la Regione, questo non mi riguarda perché l’università non si occupa di politica».
Qual è la presa di posizione che le ha dato più fastidio?
«Quella degli studenti della lista 360 gradi: noi siamo quelli che hanno aumentato i servizi agli studenti con la riapertura dei parcheggi, con gli Help station, con il noleggio gratuito delle bici, con un investimento di cinque milioni per l’abbassamento delle tasse universitarie e stiamo costituendo un fondo di solidarietà per gli iscritti che si trovano ad affrontare un momento di crisi».
Su Facebook dilaga l’ironia dei teatini: che gliene pare?
«A dire la verità ho visto uno striscione di insulti appeso all’università, con i caratteri delle scritte che richiamano alla tifoseria organizzata: su questo, considerato che quelli che l’hanno steso sono stati visti, valuteremo il da farsi perché è un gesto di cattivo gusto. Purtroppo, il clima preelettorale ha determinato le polemiche».
Lo sa che il sindaco Umberto Di Primio è tra i favorevoli?
«E lo ringrazio: mi ha telefonato e si è dimostrato una persona ragionevole, con lui c’è un rapporto costruttivo nel senso che ha sposato le nostre richieste in un’ottica di collaborazione. Ho apprezzato anche l’intervento di Marcello Antonelli, consigliere di Pescara, che ha chiesto un confronto congiunto in Senato accademico».
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