Attribuiti tre miracoli al Beato Nunzio  

Ha guarito un giovane di Taranto colpito da una grave lesione cerebrale. Ora, il processo per la canonizzazione può partire

PESCOSANSONESCO. Ìl beato Nunzio Sulprizio diventerà santo. Una notizia che i fedeli del giovane operaio di Pescosansonesco, colpito da una cancrena al piede (morto a Napoli a soli 19 anni, il 5 maggio 1836) attendono da più di mezzo secolo. Occorreva l’ultimo dei tre miracoli previsti per avviare il processo di canonizzazione del Beato Sulprizio. Ed è arrivato.
La Congregazione dei Santi ha attribuito il terzo miracolo a un giovane di Taranto «guarito inspiegabilmente» da una grave lesione cerebrale conseguenza di un incidente stradale. Papa Francesco, due giorni fa, ha autorizzato la Congregazione dei santi, guidata dal cardinale Angelo Amato, a promulgare i decreti per avviare il processo di santificazione che dovrebbe avvenire nel corso di una cerimonia solenne in Vaticano, in programma tra ottobre e dicembre.
Ieri, alle 12, è arrivata l’ufficializzazione della procedura attraverso un bollettino della Santa Sede.
Grandissima gioia è stata espressa da monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo della diocesi di Pescara-Penne: «Siamo felicissimi della notizia e siamo in attesa di ricevere il decreto ufficiale della Congregazione delle Cause dei Santi e chissà la data della canonizzazione dell’adolescente di Pescosansonesco». Valentinetti spiega l’ultimo miracolo necessario ad avviare l’iter per la canonizzazione: «Si tratta della guarigione di un giovane pugliese, di Taranto, coinvolto in un grave incidente stradale una decina di anni fa. Le lesioni celebrali causate dal tragico impatto e i danni permanenti provocati dalla disgrazia, avrebbero dovuto ridurre il ragazzo a importanti riduzioni motorie e invece l’intercessione del Beato Nunzio, riconosciuto dal giovane nel sogno, lo ha guarito “inspiegabilmente” per la scienza e “miracolosamente” per la fede».
Si attende, ora, la data ufficiale in cui papa Francesco proclamerà Santo il Beato Nunzio Sulprizio. «Certo è», conclude Valentinetti, «che questa bella notizia cade nell’anno sinodale dedicato ai giovani. La fede tenace e paziente del giovane abruzzese, la capacità di riconoscere la presenza di Dio anche nelle avversità della vita e nel dolore e la testimonianza legata alla gioiosa condivisione e al sostegno amorevole sono, senza dubbio, un esempio per tutti i suoi coetanei». Il rettore del santuario di Pesco è don Gianni Caldarelli che nel maggio dello scorso anno ha organizzato le celebrazioni del bicentenario della nascita del futuro santo avvenuta il 13 aprile 1817 nel paese della Val Pescara, insieme a don Rodolfo Soccio, parroco della Beata Vergine del Rosario di Pescara e dal vice parroco don Luca Anelli, il sacerdote torrese che ha guidato il santuario di Pesco per 14 anni, dal 1994 al 2008.
«I giovani» ha detto don Rodolfo, raggiunto telefonicamente al santuario di Lourdes dove si trova come volontario delle confessioni, «ora hanno un modello umano da imitare. Nunzio Sulprizio sarà lo sprone per loro a essere più coraggiosi e vivere la fede come gioia». Il giorno della santificazione «sarà una grande festa per l’unico santuario della diocesi di Pescara e per il popolo dei fedeli».
Ha parlato di tre miracoli, don Luca Anelli, che per otto anni e mezzo è stato vice postulatore della causa di canonizzazione. Due miracoli necessari per la beatificazione, uno per la canonizzazione.
Tre passaggi fondamentali per arrivare «al coronamento di una lunga attesa del popolo di Dio». Attesa iniziata «subito dopo la beatificazione il 1° dicembre 1963, 55 anni fa». Il primo riconosciuto riguarda «un giovane di Pesco, militare a Chieti nel 1929, malato di una otite purulenta e meningite. Soffriva, chiedeva al beato: fammi morire o fammi guarire. E’ guarito con l’acqua benedetta del beato». Il secondo riguarda «una ragazza napoletana colpita da tumore, mise il santino di Nunzio sotto al cuscino e guarì». L’ultimo, riguarda il caso del trentenne di Taranto, città nella quale si trova una chiesa dedicata a Nunzio Sulprizio, che gli andò in sogno e lo guarì.