Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto: confermati i tagli dei tribunali

Ultimi due anni di attività prima dell’accorpamento degli uffici. Lo prevede un decreto del Guardasigilli. Con la nuova pianta organica delle sedi. Che il Centro anticipa

ROMA. Nessuna ulteriore proroga alla soppressione dei tribunali di Avezzano e Sulmona, nonché della sedi di Lanciano e Vasto. Almeno stando a quanto stabilito dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Che lo scorso 7 dicembre ha varato il decreto che ridetermina le piante organiche del personale di magistratura negli uffici di primo grado: nella tabella compaiono solo Pescara, Teramo, Chieti e L’Aquila. Niente da fare per tutte le altre sedi.

Tribunali in soffitta. L’accorpamento, prefigurato inizialmente nel 2008 per tutti i piccoli e piccolissimi tribunali italiani, si è materializzato concretamente con una legge del 2011 varata dal governo Monti. Ma nel caso dell’Abruzzo è stato rimandato di proroga in proroga, causa terremoto prima e ricostruzione poi, a settembre 2018. Con il decreto di Orlando invece sembrerebbe volersi imboccare una volta per tutte la via del non ritorno: fra due anni il nuovo assetto sarà definitivo. E manderà per sempre in soffitta il principio di prossimità giudiziaria vittima della spending review. Ma cosa dice la nuova tabella delle piante organiche abruzzesi?

Toghe abruzzesi. Il tavolo tecnico istituito presso il gabinetto del ministro e diretto da Giovanni Melillo ha previsto all’Aquila nell’ufficio dei magistrati giudicanti, un presidente affiancato da due presidenti di sezione e 26 giudici. In quello del pubblico ministero è prevista la figura di un procuratore della Repubblica, un procuratore aggiunto e 13 sostituti. Lo stesso, o quasi, di Chieti dove nell’ufficio requirente i sostituti sono solo 10. A Pescara la pianta organica comprende un presidente, altri due presidenti di sezione e 23 giudici. Per l’ufficio del pubblico ministero un procuratore, un aggiunto e 11 sostituti. Infine Teramo: qui l’ufficio giudicante è composto dal presidente del tribunale, un presidente di sezione e 20 giudici, mentre quello del pubblico ministero un procuratore e 9 sostituti.

Pianta regionale. «Il distretto dell’Aquila - si legge nella relazione tecnica che accompagna il decreto - è stato interessato in misura incisiva dalla nota riforma delle circoscrizioni giudiziarie». La riforma prevista ha indotto il ministro a non modificare le piante organiche degli uffici del distretto, ritenendo opportuno differire «ad un’indagine mirata, da realizzare all’esito dell’entrata in vigore del futuro assetto territoriale, la verifica degli effettivi fabbisogni delle single sedi». Ma fatta questa premessa, alla luce delle osservazioni del Consiglio superiore della magistratura, già da subito si è ritenuto di aumentare di una unità la pianta organica per i Tribunali dell’Aquila (che è sede distrettuale) e Teramo «in ragione dei carichi di lavoro considerati con riguardo ai flussi, che risultano attestati su valori superiori alla media nazionale». Niente da fare, invece, per i rinforzi richiesti dal tribunale di Pescara.

Proteste e ricorsi. Perché in questo caso i nuovi procedimenti iscritti sono risultati inferiori a quelli che hanno giustificato l’aumento, anche se minimo, disposto dal ministero, specie nel settore penale: a Pescara infatti le sopravvenienze sono state 926 rispetto alle 1.230 di Teramo. Insomma con il decreto ministeriale si chiude forse per sempre una partita lunghissima. In cui si sono alternati proteste, minacce di referendum e ricorsi (bocciati) alla Consulta. Ma anche proposte di salvataggio in extremis che hanno alimentato fino all’ultimo le speranze.

Grido di dolore. Ma qual è la situazione in quegli uffici che comunque dovranno sopravvivere per altri due anni? Non se la passano bene. Almeno nel caso di Sulmona. Tanto che lo scorso 30 ottobre il presidente del tribunale ha preso carta e penna e ha scritto al Consiglio superiore della magistratura. Per «rappresentare la situazione di paralisi in cui rischia di venirsi a trovare il locale Tribunale in assenza delle necessarie risorse di personale amministrativo e di magistratura». La nota è stata portata in plenum a Palazzo dei Marescialli nella seduta di mercoledì scorso. E ne è stata disposta la trasmissione al ministero della Giustizia. Un grido di dolore lanciato dal capo dell’ufficio. Che è in gravi difficoltà nonostante non presenti vacanze di organico. Non resta che attendere.

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