Bilancio approvato in consiglio regionale, ma che sofferenza

Voto solo a tarda notte. Un patto d’onore nella maggioranza siglato tra D'Alfonso, Olivieri e Di Matteo

L'AQUILA. Un voto arrivato a tarda notte come una liberazione. Uno scoglio finalmente superato dopo una maratona che ha sfinito tutti: consiglieri e assessori, sottosegretari e presidenti, che hanno benedetto quella geniale idea di contingentare i tempi. “Regola” stabilita nel corso di una delle tante conferenze dei capigruppo che hanno preceduto l'avvio dei lavori per la discussione del Bilancio di previsione. Votato dopo l'una con i soli voti della maggioranza. Contrari centrodestra, Movimento 5 stelle e il consigliere di Sinistra italiana Leandro Bracco.

Il contingentamento dei tempi ha permesso di evitare la sacca con pigiama e dentifricio dell'anno precedente e di chiudere la votazione sul documento finanziario e sulla legge di Stabilità. Per poi discutere e votare il Milleproroghe, la legge che tutto ricomprende, dalle strade dei piccoli Comuni al sisma.

L'ultima maratona è cominciata alle 11,30, un'ora più tardi rispetto alla tabella di marcia, per concludersi a notte inoltrata, dopo un pomeriggio intero speso in esercizi di retorica e in dibattiti che hanno sfiorato la resa dei conti, con citazioni dotte, come quella di Maurizio Di Nicola che si è appellato al filosofo Arthur Schopenhauer, o del presidente Luciano D'Alfonso che ha ricordato Ugo La Malfa, uno dei fondatori del Partito d'Azione nel 1942: «Un punto di riferimento in momenti di crisi che hanno attraversato il nostro Paese».

La mattinata è partita all'insegna di una nuova piccola crisi, l'ennesima, di maggioranza, a causa della mancanza dei numeri (poi rientrata nel pomeriggio) dovuta all'assenza contemporanea degli assessori Marinella Sclocco e Andrea Gerosolimo. Martedì era stato il voto, contrario, del consigliere di Ncd Giorgio D'Ignazio, ad evitare lo scioglimento del Consiglio per mancanza del numero legale e quindi il proseguo dei lavori.

Sclocco e Gerosolimo sono invece entrambi ricoverati in ospedale da giorni per motivi diversi. Ancora non chiaro se l'assenza della mattina, con grande preoccupazione per la maggioranza, di Donato Di Matteo (Pd) fosse dovuta a una sua volontà di lanciare un messaggio preciso alla maggioranza, o se, come ha spiegato in aula, a causa «di un impegno».

PATTO D'ONORE. Prima di entrare nel vivo del dibattito sul bilancio, un passaggio necessario per rafforzare la maggioranza è stato la sottoscrizione di un documento tra i “ribelli” Mario Olivieri (Abruzzo civico) e Donato Di Matteo (Pd) e il presidente D'Alfonso. Un patto che ricompone la crisi di novembre e dove in poche righe viene ribadita la necessità di avviare «una svolta nei metodi di lavoro e nelle priorità programmatiche di questa maggioranza»: questione che era stata in qualche modo sanata in un vertice in cui D'Alfonso promise una sorta di “tagliando” alla sua maggioranza.

Lo stallo della mattinata ha fatto urlare allo scandalo le opposizioni di centrodestra e del M5s, che hanno accusato la maggioranza di giocare a fare «melina», e di fare «ostruzionismo a se stessa per prendere tempo», accusando il presidente della Regione di avere volutamente tenuto un discorso-fiume di oltre un’ora.

«D’Alfonso», ha detto il consigliere di Fi Mauro Febbo, «si è esibito nel solito chilometrico intervento nel tentativo di guadagnare tempo e recuperare i numeri necessari». «È destituito di ogni fondamento politico il legame tra l'approvazione del Bilancio e il dibattito interno alla maggioranza», ha commentato il consigliere del Pd, Camillo D'Alessandro, «la vicenda di chiarimento politico non ha intaccato l'iter di approvazione del Bilancio né nei lunghi giorni di lavoro nelle commissioni né in Consiglio».

LACRIME E SANGUE. «Un bilancio senz'anima», dicono a Fi, che taglia fondi in modo trasversale, condizionato dall'imperativo morale del rientro del debito. E' di 51 milioni di euro da stanziare ogni anno sino al 2025, la somma che la Regione dovrà accantonare per colmare i disavanzi accumulati nel passato. Circa 6,2 miliardi la manovra complessiva del Bilancio 2017-2019. E nel quale la parte maggiore delle risorse va alla Sanità (mentre quasi tutte le altre voci, a eccezione delle Politiche del lavoro, dell'agricoltura e della cultura, sono in diminuzione). Un documento composto di macroaggregati dei singoli settori, nel cui dettaglio non si può entrare. I capitoli veri e propri non esistono ancora. Saranno stabiliti e “riempiti” dei relativi stanziamenti con un successivo provvedimento, a gennaio. A stabilirlo è la nuova legge sui bilanci pubblici (la 118 del 2011).

CAREGIVER. Bocciati centinaia di emendamenti del M5s, come il finanziamento per riqualificare l'edilizia residenziale pubblica o il reddito minimo garantito. Bocciato anche l'emendamento del consigliere di Abruzzo Futuro Mauro Di Dalmazio, che individuava 1 milione di euro per la legge istitutiva del “Caregiver familiare”. «E’ incomprensibile», ha detto Di Dalmazio, «ora mi auguro che la maggioranza voglia rimediare attraverso i fondi strutturali per sostenere una legge importante per le famiglie che hanno dei cari disabili gravi da assistere».

OSTRUZIONISMO. Cinque emendamenti a consigliere: tanto è stato concesso dal contingentamento dei tempi della discussione, che si è tradotta nella bocciatura di quasi tutti gli emendamenti delle opposizioni. Soprattutto quelli dei pentastellati (700 in tutto gli emendamenti presentati). «Si tagliano le gambe al dibattito ghigliottinando tutti gli emendamenti», hanno tuonato i grillini, «la due giorni di bilancio si conclude con un atto forzoso verso le opposizioni».

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