L'INTERVISTA

Caldarelli furiosa: «Chiederò i danni» 

La moglie dell’ex pilota Liuzzi: «Ho dovuto annullare feste e un ricevimento di matrimonio»

PESCARA. Francesca Caldarelli, qual è il suo stato d’animo?
Sono arrabbiata. Lo ritengo un provvedimento di chiusura esagerato, che mette attività e personale in difficoltà. Abbiamo dovuto cancellare tutte le cerimonie, cene e feste di compleanno, prenotate durante la settimana, e un ricevimento di matrimonio. Un danno d’immagine notevole per l’azienda, anche se la nostra clientela ha compreso il disagio e ci è vicina.
Che cosa è successo?
A seguito di uno dei numerosi controlli a cui veniamo sottoposti da polizia, carabinieri, guardia di finanza, ispettorato del lavoro e guardia costiera, soprattutto nelle serate evento del venerdì quando c’è maggiore affluenza di pubblico, martedì a ora di pranzo ci è stata notificata la chiusura di ristorante, pizzeria e bar. I motivi? Eccessiva presenza di persone. Con grandissimo imbarazzo ho dovuto chiedere ai clienti seduti ai tavoli, una cinquantina, di finire in fretta la consumazione dei pasti. Qualcuno è andato via senza finire il pranzo. È’ stato un momento angosciante.
I fatti contestati dal provvedimento del Comune si riferiscono al 10 luglio, quando la questura ha rilevato la presenza di 800 persone invece di 200 come da licenza.
Penelope è un locale che piace alla gente, non posso certo cacciarla via. Abbiamo prenotazioni anche da fuori regione, dal Lazio e dal nord. Lavoriamo da sette anni in assoluta sicurezza. Nelle serate più affollate abbiamo una vigilanza di 11 agenti di una società privata che bloccano ogni eventuale eccesso. Qui non si paga biglietto d’ingresso, non si è mai registrata una rissa né c’è mai stata circolazione di droga o alcool, un solo richiamo per la musica ad alto volume. Il locale è tutto aperto, ci sono le vie di fuga, quindi. La gente si riversa in spiaggia e non rimane bloccata nel ristorante, non ci sono costruzioni in cemento e le tettoie sono in legno. Siamo in regola sotto tutti i punti di vista.
Che farà adesso?
Ho presentato al Comune istanza di autotutela, anche perché sono stata diffidata allo svolgimento di qualsivoglia attività di intrattenimento musicale e danzante. Chiederò una licenza per aumentare il numero delle persone o una deroga per la distribuzione di pasti e bevande. In spiaggia, ora, non posso far arrivare neppure un bicchiere d’acqua. Poi chiederò i danni.
Vuole lanciare un appello al Comune, dica.
Questa città deve decidere se vuole fare turismo oppure no. Chiudere un locale nel bel mezzo della stagione estiva, significa metterci in ginocchio. Quanto accaduto a noi, può succedere anche ai colleghi. Pertanto chiedo un incontro alle associazioni dei balneatori e all’amministrazione comunale per rivedere le licenze e ridefinire normative desuete per una movida che si evolve continuamente. (c.co.)