"Cari colleghi state parlando d’altro"

Caso Vasto-D’Agostino: il direttore del Centro sulla replica dei presidenti degli Ordini nazionale e regionale dei giornalisti Marini e Pallotta

Prima di ogni altra considerazione, vorrei ringraziare i presidenti dell’Ordine dei giornalisti nazionale e abruzzese Nicola Marini e Stefano Pallotta per l’attenzione che hanno riservato alla vicenda che mi ha riguardato come direttore del Centro, sottoposto a procedimento disciplinare per una presunta grave violazione deontologica. Il Consiglio di disciplina territoriale del Lazio ha stabilito che non vi era stata alcuna violazione deontologica. Anzi. Questo giornale ha documentato e commentato l’intera vicenda, pubblicando le carte del procedimento. Il lettore ha potuto così formarsi un’opinione informata. Dalle carte emerge un dato obiettivo e inconfutabile: il direttore del Centro è stato messo sotto procedimento disciplinare sulla base di un falso. Il Consiglio di disciplina questo ha riconosciuto e non poteva essere altrimenti.

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Resta il fatto che chi ha formulato la presunta violazione deontologica è stato addirittura il presidente del Consiglio di disciplina dell’Abruzzo, Sergio D’Agostino. Che tutto fosse basato su un falso (il cadavere immerso in un lago di sangue) era chiaro fin dall’inizio. Il procedimento non avrebbe dovuto aver luogo. Di tutto ciò, il nostro giornale ha scritto e questa è la nostra doglianza: chi ha promosso il procedimento sulla base di un falso evidente, cioè D’Agostino, sarà mai chiamato a rispondere dei suoi atti? Da un giudice ordinario, da un giudice deontologico?

Per aver sollevato una tale questione, i presidenti dell’Ordine nazionale e abruzzese hanno scritto che siamo andati sopra le righe, che avremmo gridato a un inesistente complotto contro il Centro.

Cari colleghi, lasciatemi dire: avete autorevolmente parlato d’altro. Il quesito al quale siete istituzionalmente e doverosamente chiamati a rispondere è molto semplice: è giusto, tollerabile, possibile che un giornalista venga “processato” da altri giornalisti sulla base di una segnalazione di un altro giornalista ancora, che ha pensato bene di agire pur essendo evidentemente falsi e inesistenti i presupposti della sua azione? Non rispondere a questa domanda lascia aperto il campo a tutti gli equivoci e le interpretazioni. Sono un grande sostenitore dell’Ordine e della sua esistenza. Soprattutto perché possa dall’interno della categoria vigilare proprio sul rispetto delle regole deontologiche. Perciò, una risposta chiara sul falso non solo i giornalisti ma anche tutti i cittadini hanno diritto di aspettarsela. Magari per poter continuare ad avere piena fiducia nel nostro organo professionale.